Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Un “cantiere” per recuperare l’anima del contempora­neo»

Marini: Gallerie, un futuro di formazione vasta

- Di Fabio Bozzato

«Questo non è un museo, è un cantiere», esordisce Paola Marini, prima di mostrarci davvero il cantiere di restauro che è operativo all’interno. Da due anni questa storica dell’arte, dopo una lunga esperienza a Bassano e a Verona, è alla guida delle Gallerie dell’Accademia.

Partiamo da qui. Cosa sono oggi le Gallerie dopo 200 anni?

«Credo che due secoli di storia ci abbiano portato una grande esperienza in conservazi­one, studio e restauro del patrimonio. Ma nel frattempo abbiamo perso un po’ della visione originaria che univa strettamen­te antico e contempora­neo. Ecco, a essere venuta meno sembra la vocazione verso il contempora­neo, che sono convinta dovremo recuperare». E come le immagina in un prossimo futuro? «Immagino un luogo di formazione vasta, attraente, utile e non penso solo alle scuole ma al pubblico più in generale. Molti percepisco­no il passato come qualcosa di estraneo, non perché siano persone meno colte, ma perché si sono formate su altre esperienze. Qui trovano la storia di un città raccontata attraverso la sua pittura. Valorizzar­e quella storia mi sembra una opportunit­à unica».

Non crede che sia in crisi la natura stessa di museo?

«Io sono convinta ci sia ancora bisogno di un luogo che raccolga e racconti una collezione del passato. Certo, con nuove capacità di interpreta­rla, dotato di servizi più efficienti e una migliore accoglienz­a. Ma non mi convincono le tesi di un museo semplifica­to, smateriali­zzato e tutto multimedia­le».

C’è anche chi punta a ricostruir­e i contesti di provenienz­a.

«Oggi c’è una nuova sensibilit­à sul tema dei contesti e si chiede spesso di riportare le opere nei luoghi d’origine. Mi domando: quali contesti? Molti di quei luoghi non ci sono più, altri sono cambiati. E ancora: significa che per due secoli siamo stati solo un magazzino in attesa di essere svuotato? Io non lo credo. E credo che la storia vada rispettata».

C’è ancora spazio per rilanciare le politiche di acquisizio­ni?

«Sì, e lo dimostra il fondo che nella Legge di bilancio è stato destinato a questo. Peraltro proprio quest’anno il patrimonio alle Gallerie ha visto arrivare opere straordina­rie». Quali? «Con uno stanziamen­to del Ministero e il generoso aiuto di Venice Heritage e Venice in Peril, abbiamo acquisito “La Speranza” di Giorgio Vasari. E’ dal 1987 che le Gallerie ci lavorano: avrà una sua collocazio­ne permanente nell’ala palladiana, a restauro terminato. Abbiamo acquisito anche due dipinti del ‘600, uno di Ber- nardo Strozzi e uno di Pietro Bellotti, 20 disegni di Hayez e un vetro contempora­neo di Giorgio Vigna, dono di Venini. E avremo a breve in deposito per 5 anni un dipinto del Rinascimen­to da una grande collezione italiana».

Sono passati due anni dalla riforma Franceschi­ni. Cosa ha funzionato e cosa no?

«La riforma era necessaria: rendere autonomi i musei nazionali, dare responsabi­lità ai direttori, costruire poli museali. Ora aspettiamo i passi successivi. Innanzitut­to in tema di risorse umane. Abbiamo bisogno di più personale, giovane e motivato, per garantire e migliorare i servizi, l’accoglienz­a, l’amministra­zione».

Nella mostra in corso vediamo una Venezia in grande crisi: la risposta fu ricorrere all’arte. Non trova delle similitudi­ni con oggi?

«Sì, colpisce molto. Quello è davvero un periodo importante, anche per gli sviluppi nella seconda metà del secolo fino alla nascita della Biennale. La stessa Biennale che negli ultimi anni ha avuto un ruolo fondamenta­le nel rilancio della città. All’epoca si fece leva sulla committenz­a pubblica e credo che dovremmo ragionare sul ruolo che il pubblico può svolgere oggi, per non lasciare all’arte solo l’effetto vetrina e palcosceni­co, ma per sostenere pure la produzione».

Musei «C’è ancora bisogno di un luogo che raccolga e racconti le collezioni del passato. Smateriali­zzato e multimedia­le, non mi convince»

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Direttrice Paola Marini guida le Gallerie dell’Accademia

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