Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’ULTIMA GLORIA LA «MUSA POLIMNIA», FINITA NELLE COLLEZIONI DI HITLER, I CAVALLI DI SAN MARCO E LA MADDALENA

La mostra Nel bicentenar­io delle Gallerie dell’Accademia i protagonis­ti di un’epoca: Canova, Hayez, Cicognara Dopo due secoli tornano anche i capolavori donati all’imperatore d’Austria per il suo quarto matrimonio

- di Veronica Tuzii

Una bellezza non convenzion­ale, fuori dal tempo. La «Musa Polimnia» di Antonio Canova, dal levigato volto pieno di grazia, è avvolta in una veste dagli incredibil­i panneggi e nasconde sotto la seduta una maschera del teatro greco, a ricordare che Polimnia era la musa dell’eloquenza.

E’ lei la superstar della mostra «Canova, Hayez, Cicognara. L’ultima gloria di Venezia», curata da Fernando Mazzocca con Paola Marini e Roberto De Feo, fino al 2 aprile 2018 alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. La statua era stata commission­ata al Canova nel 1812 per ritrarre la sorella di Napoleone, Elisa Baciocchi. L’artista tuttavia la terminò solo nel 1815, quando le fortune di casa Bonaparte erano tramontate. Alla scultura venne così cambiato il volto e poté divenire un omaggio alla casa imperiale d’Austria. Era il 1817 quando, in occasione delle quarte nozze dell’imperatore Francesco I d’Austria con Carolina Augusta di Baviera, venne richiesto alle Province Venete il pagamento di un pesante tributo in denaro, che abilmente Leopoldo Cicognara - presidente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, fine intellettu­ale, conservato­re delle raccolte pubbliche della città lagunare - ottenne di convertire con opere di artisti e artigiani veneti da destinare agli appartamen­ti dell’imperatric­e: vedute veneziane, sculture mitologich­e, are e manufatti che prima di essere inviati a Vienna furono esposti alle Gallerie dell’Accademia, nell’anno della sua istituzion­e. Realizzata per festeggiar­e il bicentenar­io della nascita del museo, l’esposizion­e riunisce la raccolta, andata smembrata tra gli eredi della famiglia imperiale. Una sala mozzafiato dalle pareti di un coraggioso verde dove la «Polimnia» - finita pure nella collezione di Hitler, ritrovata dagli americani e poi tornata proprietà dello Stato austriaco troneggia al centro: «Abbiamo scelto il verde - spiega Mazzocca - per rievocare il colore presente nelle stanze imperiali».

La rassegna, con 130 opere e dieci sezioni tematiche, ripercorre sette anni d’oro di Venezia, dal 1815 al 1822: da quel congresso di Vienna che portò la Serenissim­a Repubblica sotto l’Austria e in cui fecero ritorno a Venezia molte opere trafugate da Napoleone, fino alla morte del Canova, a rappresent­are la fine di un’epoca. Una storia raccontata da tre primi attori: il maestro di Possagno, il citato Cicognara e un giovane talentuoso pittore, Francesco Hayez, guidano la narrazione che parte dalla riconsegna a Ve- nezia dei quattro cavalli di San Marco, simbolo cittadino, sottratti nel 1798 dall’Esercito di Napoleone. Ecco il calco in gesso della quadriga voluto dal conte Cicognara e il dipinto di Vincenzo Chilone della «Cerimonia del ricollocam­ento dei cavalli» sulla facciata della basilica di San Marco. Quindi fa la sua apparizion­e Hayez, con le lunette mitologich­e di Palazzo Ducale e il «Ritratto della famiglia Cicognara». I tre componenti del cast si alternano. Leopoldo Cicognara, che vediamo più volte effigiato, è stato il deus ex machina nel dare l’impulso a quel museo capace di tutelare il patrimonio artistico della Serenissim­a. Grazie anche agli altri due interpreti. Ampio spazio, dunque, al confronto tra le sculture neoclassic­he di Canova e le pennellate potenti e risonanti di drammatici­tà del suo allievo prediletto Hayez, suo alter ego pittorico. Le canoviane teste ideali di Elena e Beatrice dialogano con le tele del pittore veneziano, dal «Laocoonte» al «Rinaldo e Armida». Ai lavori dell’autore del famoso «Bacio» sono accostati quelli dei maestri e allievi dell’Accademia di Belle Arti, Matteini, Girardi e De Min. Una sala è riservata a quel Giuseppe Bossi che donò alle Gallerie la sua collezione grafica, comprenden­te disegni di Leonardo (tra cui l’«Uomo vitruviano»), Raffaello e Mantegna; mentre la guest star della mostra è Lord Byron, ritratto in un bel busto di Thorvaldse­n, importante presenza a Venezia negli anni 1816-19. Il finale è dedicato alla morte di Canova, rievocata dalle tele di Giuseppe Borsato; e ancora Hayez, col suo approdo al Romanticis­mo: a salutare il visitatore una sensuale e malinconic­a «Maddalena penitente».

Fernando Mazzocca Abbiamo scelto il verde per rievocare le stanze dell’imperatric­e a cui le opere d’arte erano destinate per le nozze

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Mantegna Il dipinto Madonna con Cherubini conservato alla Pinacoteca di Brera e in mostra alle Gallerie dell’Accademia di Venezia
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