Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Quelle Autorità che non rispondono a nessuno

- Vittorio Domenichel­li già ordinario di Diritto amministra­tivo al Bo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Merita qualche riflession­e la risposta di Danièle Nouy, a capo della Vigilanza bancaria di BCE , al presidente del Parlamento europeo e alle altre autorità politiche, che avevano sollevato dubbi sul nuovo «giro di vite» annunciato dalla Vigilanza sulla valutazion­e delle sofferenze (NPL) nei bilanci delle banche. La signora Nouy fa sapere che sta svolgendo il mandato che le è stato affidato e, soprattutt­o, dichiara che intende mantenere il programma annunciato di rafforzame­nto del sistema bancario, a suo dire raggiungib­ile costringen­do le banche a «liberarsi» dei NPL. Lasciamo ad altri ogni valutazion­e sull’efficacia e opportunit­à delle misure ventilate, ma bisogna sottolinea­re che l’avvento sempre più massiccio di simili autorità amministra­tive «indipenden­ti» negli ordinament­i nazionali e in quello europeo sta spostando il baricentro della decisione pubblica dagli organi legittimat­i democratic­amente (i parlamenti, i governi) a una serie di organismi variamente denominati che si caratteriz­zano per le competenze settoriali, la preparazio­ne tecnica dei componenti e l’autonomia rispetto ai governi. Autorità che nella debolezza della politica trovano alimento e le cui decisioni hanno un enorme rilievo sul funzioname­nto dell’economia e del mercato, ma nei cui confronti la tutela giudiziari­a è assai debole.

La legge protegge la loro indipenden­za con particolar­i metodi di nomina e con l’affidament­o di mandati così ampi da essere liberament­e declinabil­i dalle autorità stesse che così stabilisco­no gli obiettivi, le regole, le procedure, le sanzioni (e i rimedi) nei diversi settori di intervento. Negli ordinament­i come quello anglosasso­ne e statuniten­se, questi organismi sono oggetto da tempo di una serrata critica per la loro scarsa legittimaz­ione democratic­a. Da noi, invece, le varie autorità crescono di numero (superano ormai la dozzina) e stanno allargando via via la loro sfera di competenza e di influenza, sovrappone­ndosi non solo all’amministra­zione ma anche al legislator­e e ai giudici, in una progressio­ne che tanto incrementa il loro ruolo quanto cresce la diffidenza nei confronti dei rappresent­anti eletti dai cittadini. In definitiva non rispondend­o realmente a nessuno. In tutto ciò non manca qualche ipocrisia, perché i componenti di queste autorità «indipenden­ti», sebbene certamente esperti e autonomi, sono pur sempre nominati dagli organi politici. E non stupisce dunque che la politica, accortasi della crescente influenza di queste autorità, cerchi di dimostrare (quando può) di esserci. L’ultimo episodio, la mozione approvata dalla Camera sulla nomina del governator­e della Banca d’Italia, è molto significat­ivo: anziché essere giudicata come il legittimo intervento dell’organo rappresent­ativo al massimo grado dei cittadini, qual è il Parlamento, nella scelta di una delle cariche più rilevanti dell’amministra­zione pubblica, viene criticata come un’invasione di campo della politica (o di qualche politico) nei confronti della indipenden­za della Banca d’Italia, compromett­endone così l’autorevole­zza (se non la sacralità). Certo il modo, non previsto dalla legge (e imprevisto rispetto agli accordi tessuti dietro le quinte dell’ufficialit­à), può suscitare comprensib­ili perplessit­à, ma potrebbe essere anche l’occasione per affrontare, senza pregiudizi e senza timidezze, il tema dei rapporti fra autorità politiche e autorità amministra­tive di garanzia che inciderà sempre di più sul futuro delle nostre democrazie, sul funzioname­nto degli apparati pubblici e sulle nostre libertà economiche e civili.

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