Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Via alla Consulta per l’autonomia e trattative separate
Pronta la «road map» che porta a Roma, ignorate le offerte di Bonaccini e Maroni Toscani prova a riderci su, ma gli uomini di Zaia lo denunciano: discrimina un popolo
Non ci sarà il tavolo dei governatori per trattare l’autonomia col governo: Zaia gela Maroni e Bonaccini. E istituisce la Consulta dell’Autonomia con enti locali e categorie. Il progetto di legge in consiglio il 15 novembre.
Non sarà una trattativa col governo congiunta tra Zaia, Maroni e Bonaccini, quella per l’autonomia. Il tavolo dei governatori lanciato dal presidente della Lombardia si è sciolto ancor prima di nascere ieri nel corso del consiglio federale della Lega: ogni Regione negozierà per conto suo, su tavoli separati. «Non vado a trattare insieme a Bonaccini che ha fatto un’accordino - ha detto Zaia in via Bellerio, spegnendo l’iniziativa di Maroni - Non possiamo andare a trattare con uno che non ha chiesto nulla». Esigenze troppo diverse e, sopratutto, meglio evitare un tavolo tra governatori marcatamente politico perché un governo in affanno elettorale potrebbe essere più disponibile se non si tira troppo la corda della polemica.
Il governatore del Veneto ha così imboccato la via tecnica al negoziato con lo Stato per ottenere le 23 competenze elencate dall’articolo 117 della Costituzione, una strada che sterilizza la trattativa dalla tesa dialettica col governo e tra Lega e Pd e apre di fatto la fase due, quella della concertazione. Zaia ha infatti istituito la Consulta del Veneto per l’autonomia, organismo consultivo comporto dai rappresentanti di Anci, Upi, università, sindacati, industriali, commercianti, agricoltori, artigiani, cooperative, ordini professionali, in tutto 34 tra parti sociali ed enti locali convocati per il 3 novembre per dire la loro sul progetto di legge per l’autonomia. «Ritengo fondamentale che il confronto con gli uffici statali avvenga sulla base di scelte strategiche ponderate e condivise nell’ambito di forme strutturate di partecipazione – scrive Luca Zaia nella lettera di convocazione – Forme che garantiscano il coinvolgimento di tutti gli stakeholder rappresentativi del “Sistema Veneto”». La Consulta darà pareri non vincolanti al pool di tecnici della delegazione trattante nominati dal presidente (i costituzionalisti Mario Bertolissi e Luca Antonini, i tributaristi Dario Stevanato e Andrea Giovanardi, il docente del Bo di Scienza delle Finanze Carlo Buratti e i dirigenti regionali Mario Caramel, Ezio Zanon e Maurizio Gasparin) e sarà ascoltata in audizione dalle commissioni del consiglio Regionale in un calendario di sedute a tamburo battente fissato dal presidente Roberto Ciambetti e dai capigruppo per arrivare a discutere e approvare in aula il progetto di legge il 15 novembre. Una tattica «shock and awe» per battere il ferro mentre è caldo.
Il ferro dei referendum è ancora incandescente. Ieri Olivieri Toscani a Radio Padova ha finto di scusarsi per aver dato del «mona» a chi ha votato e ne é uscito alla sua maniera: «Sono un monazza». Ma la cosa non gli eviterà un esposto alla Procura della Repubblica di verona che oggi i consiglieri regionali Stefano Valdegamberi e Luciano Sandonà presenteranno invocando il reato penale di «discriminazione razziale di un popolo, per chi diffonde idee sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico».
Sopratutto, le consultazioni ieri hanno galvanizzato il consiglio federale della Lega a Milano e la conferenza dei presidenti delle assemblee regionali a Roma. «I miei omologhi erano molto interessati, i referendum hanno riportato un dibattito positivo sul regionalismo a livello nazionale e oltre - racconta Ciambetti - Adesso procediamo spediti col progetto di legge per avviare la trattativa. Non insieme alle altre Regioni, ritengo che ciascuna debba ritagliarsi uno spazio di discussione a immagine e somiglianza delle deleghe richieste: Bonaccini temeva si parlasse di statuto speciale? Gli ricordo che sarà sull’applicazione dell’articolo 116 della Costituzione. E che se l’Emilia va al tavolo con i 31 voti del consiglio regionale, il Veneto ci va con 2,4 milioni di voti dei cittadini».
Un’altra vittoria di Zaia c’è stata ieri al vertice della Lega. Infuriato contro Salvini per la decisione di togliere il nome «Nord» dal simbolo elettorale
(vedi articolo sotto), Umberto Bossi ha interrotto la relazione del governatore urlando contro il segretario: «Sei un nazionalista fascista, non sto dentro un partito che decide da solo il nome». È stato Zaia a calmarlo: «Umberto, guarda il risultato straordinario: questo nome è un messaggio più adeguato al 2017». E la decisione è passata all’unanimità.