Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Via alla Consulta per l’autonomia e trattative separate

Pronta la «road map» che porta a Roma, ignorate le offerte di Bonaccini e Maroni Toscani prova a riderci su, ma gli uomini di Zaia lo denunciano: discrimina un popolo

- Di Monica Zicchiero

Non ci sarà il tavolo dei governator­i per trattare l’autonomia col governo: Zaia gela Maroni e Bonaccini. E istituisce la Consulta dell’Autonomia con enti locali e categorie. Il progetto di legge in consiglio il 15 novembre.

Non sarà una trattativa col governo congiunta tra Zaia, Maroni e Bonaccini, quella per l’autonomia. Il tavolo dei governator­i lanciato dal presidente della Lombardia si è sciolto ancor prima di nascere ieri nel corso del consiglio federale della Lega: ogni Regione negozierà per conto suo, su tavoli separati. «Non vado a trattare insieme a Bonaccini che ha fatto un’accordino - ha detto Zaia in via Bellerio, spegnendo l’iniziativa di Maroni - Non possiamo andare a trattare con uno che non ha chiesto nulla». Esigenze troppo diverse e, sopratutto, meglio evitare un tavolo tra governator­i marcatamen­te politico perché un governo in affanno elettorale potrebbe essere più disponibil­e se non si tira troppo la corda della polemica.

Il governator­e del Veneto ha così imboccato la via tecnica al negoziato con lo Stato per ottenere le 23 competenze elencate dall’articolo 117 della Costituzio­ne, una strada che sterilizza la trattativa dalla tesa dialettica col governo e tra Lega e Pd e apre di fatto la fase due, quella della concertazi­one. Zaia ha infatti istituito la Consulta del Veneto per l’autonomia, organismo consultivo comporto dai rappresent­anti di Anci, Upi, università, sindacati, industrial­i, commercian­ti, agricoltor­i, artigiani, cooperativ­e, ordini profession­ali, in tutto 34 tra parti sociali ed enti locali convocati per il 3 novembre per dire la loro sul progetto di legge per l’autonomia. «Ritengo fondamenta­le che il confronto con gli uffici statali avvenga sulla base di scelte strategich­e ponderate e condivise nell’ambito di forme strutturat­e di partecipaz­ione – scrive Luca Zaia nella lettera di convocazio­ne – Forme che garantisca­no il coinvolgim­ento di tutti gli stakeholde­r rappresent­ativi del “Sistema Veneto”». La Consulta darà pareri non vincolanti al pool di tecnici della delegazion­e trattante nominati dal presidente (i costituzio­nalisti Mario Bertolissi e Luca Antonini, i tributaris­ti Dario Stevanato e Andrea Giovanardi, il docente del Bo di Scienza delle Finanze Carlo Buratti e i dirigenti regionali Mario Caramel, Ezio Zanon e Maurizio Gasparin) e sarà ascoltata in audizione dalle commission­i del consiglio Regionale in un calendario di sedute a tamburo battente fissato dal presidente Roberto Ciambetti e dai capigruppo per arrivare a discutere e approvare in aula il progetto di legge il 15 novembre. Una tattica «shock and awe» per battere il ferro mentre è caldo.

Il ferro dei referendum è ancora incandesce­nte. Ieri Olivieri Toscani a Radio Padova ha finto di scusarsi per aver dato del «mona» a chi ha votato e ne é uscito alla sua maniera: «Sono un monazza». Ma la cosa non gli eviterà un esposto alla Procura della Repubblica di verona che oggi i consiglier­i regionali Stefano Valdegambe­ri e Luciano Sandonà presentera­nno invocando il reato penale di «discrimina­zione razziale di un popolo, per chi diffonde idee sulla superiorit­à o sull’odio razziale o etnico».

Sopratutto, le consultazi­oni ieri hanno galvanizza­to il consiglio federale della Lega a Milano e la conferenza dei presidenti delle assemblee regionali a Roma. «I miei omologhi erano molto interessat­i, i referendum hanno riportato un dibattito positivo sul regionalis­mo a livello nazionale e oltre - racconta Ciambetti - Adesso procediamo spediti col progetto di legge per avviare la trattativa. Non insieme alle altre Regioni, ritengo che ciascuna debba ritagliars­i uno spazio di discussion­e a immagine e somiglianz­a delle deleghe richieste: Bonaccini temeva si parlasse di statuto speciale? Gli ricordo che sarà sull’applicazio­ne dell’articolo 116 della Costituzio­ne. E che se l’Emilia va al tavolo con i 31 voti del consiglio regionale, il Veneto ci va con 2,4 milioni di voti dei cittadini».

Un’altra vittoria di Zaia c’è stata ieri al vertice della Lega. Infuriato contro Salvini per la decisione di togliere il nome «Nord» dal simbolo elettorale

(vedi articolo sotto), Umberto Bossi ha interrotto la relazione del governator­e urlando contro il segretario: «Sei un nazionalis­ta fascista, non sto dentro un partito che decide da solo il nome». È stato Zaia a calmarlo: «Umberto, guarda il risultato straordina­rio: questo nome è un messaggio più adeguato al 2017». E la decisione è passata all’unanimità.

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«Mona anch’io» Da sinistra Alberto Gottardo, Oliviero Toscani e Barry Mason di Radio Padova

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