Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Guerra contro il fisco: indagati trenta venetisti
Nel novembre dello scorso anno erano finiti sotto inchiesta: leader e militanti del «Comitato di liberazione nazionale (Cnl) del Veneto». Vicentini, padovani, trevigiani e veronesi, una ventina di venetisti che organizzavano riunioni per convincere i contribuenti a non pagare le tasse allo Stato. E che avevano organizzato anche clamorose proteste contro le forze dell’ordine. Ora la procura berica ha chiuso le indagini: 32 gli attivisti indagati. L’accusa: istigavano a non pagare le tasse.
A dire se sia stato o meno un funzionario pubblico corrotto ci penserà un giudice, quando la procura chiederà il processo, visto che lui si è sempre difeso strenuamente. Ma per l’Agenzia delle Entrate, Christian David, che fino al suo arresto dello scorso 16 giugno era a capo dell’ufficio Grandi contribuenti del Veneto, non merita più alcuna fiducia e per questo è stato licenziato in tronco. La stessa decisione è stata presa dall’Ufficio per i procedimenti disciplinari anche per Elio Borrelli, che era il direttore del Centro operativo di Venezia e dal maggio del 2015 guidava la sede di Pesaro Urbino, che però a differenza del collega ha vuotato il sacco e confessato. David e Borrelli sono stati due degli arrestati dalla maxi-inchiesta condotta dal pm Stefano Ancilotto, che con il Nucleo di polizia tributaria della Finanza di Venezia aveva scoperchiato un sistema di malaffare nell’Agenzia, scoprendo i funzionari che, in cambio di denaro, regali (in particolare orologi) e favori (assunzioni di persone vicine), «aggiustavano» le sanzioni fiscali, rendendole più basse possibili.
La decisione disciplinare è stata presa dall’Agenzia nei giorni scorsi. Scontata per Borrelli, incastrato da una montagna di intercettazioni inequivocabili raccolte dalle fiamme gialle e che avrebbe già preso contatti con il pm Ancilotto per patteggiare. Meno per David, visto che lui ha sempre negato gli addebiti e anche il tribunale del riesame aveva ridimensionato la sua posizione, «assolvendolo» per due capi d’imputazione su tre, ma ritenendolo complice di un altro pubblico ufficiale, il tenente colonnello della Finanza Vincenzo Corrado, nelle richieste corruttive nei confronti di un paio di funzionari della Cattolica Assicurazioni di Verona. Motivo per cui è tuttora agli arresti domiciliari.
Una decisione, quella dell’Agenzia, che anticipa addirittura la richiesta di rinvio a giudizio, per non dire una eventuale condanna. Ma nel documento disciplinare è spiegato bene che «non è stato contestata in questa sede una fattispecie di reato, ma i comportanti, che incidono gravemente sulla componente fiduciaria connessa con le delicate funzioni affidate». Per esempio aver trattenuto dei contatti con Borrelli, Corrado e consulenti e amministratori di società verificate, rivelando irregolarmente lo stato delle pratiche, anche se questo non fosse avvenuto, come invece ritiene il pm, in cambio di denaro o regali; oppure aver frenato o accelerato le procedure ben sapendo che Borrelli si era accordato con il dirigente di Cattolica Giuseppe Milone e il consulente Albino Zatachetto
In carcere era finito all’epoca anche Massimo Esposito, ex dirigente poi in pensione, per il quale dunque il disciplinare non è nemmeno stato avviato. Corrado è stato sospeso dalla Guardia di Finanza; lo stesso ha fatto Cattolica con Milone, che ne era il direttore amministrativo, per il quale però il procedimento sta andando avanti per valutare già un allontanamento. A Zatachetto, che era un semplice consulente, è stato invece interrotto il contratto. (a. zo.)