Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I timori di un nuovo Stato-Regione
In Provincia di Belluno, terra segnata endemicamente dall’emigrazione, ha votato nella recente tornata referendaria il 52% degli elettori, compresi i residenti all’estero. Togliendo dal conto quest’ultimi, ai quali non era concessa la possibilità di votare per corrispondenza, la percentuale sale a circa il 70%, mettendo il bellunese nella parte alta della classifica regionale.
Nella provincia dolomitica gli elettori hanno anche trovato ai seggi una seconda scheda poiché era stato indetto un referendum con cui si chiedeva il rafforzamento dell’autonomia provinciale. Questo secondo referendum ha raccolto quattromila «si» in più rispetto a quello regionale. Dalle urne è quindi uscito un chiaro messaggio: una domanda ferma di autogoverno dei territori periferici. A ben vedere si è battuto un colpo che va oltre i confini bellunesi e che parla a tutto il Veneto. Visto in controluce, questo messaggio svela il timore che maggiore autonomia equivalga a maggiore centralismo regionale.
Nell’idea costituzionale, le Regioni sono state pensate come luogo della «sintesi politica» alta della vita sociale. L’autonomia va riconosciuta a comuni, unioni, provincie, associazioni, istituzioni, fondazioni che formano il tessuto civile(...) Conosciamo, invece, una macchina regionale massiccia, appesantita dai costi, assorbita dal preparare bandi, concedere provvidenze economiche, rilasciare autorizzazioni e concessioni, revocare finanziamenti, vale a dire gravata dalla gestione amministrativa spicciola. Per contrastare la supremazia talvolta ostile, lontana, impassibile - di uno Stato centrale, non bisogna inventarsi uno Stato locale: sappiamo che due Stati sarebbero una duplice intrusione. In fondo, si tratterebbe di attuare i principi dello Statuto Regionale (art. 11) che parla di «rispetto e valorizzazione dell’autonomia dei comuni, delle loro unioni, delle province, delle città metropolitane così come riconosciute dalla Costituzione, attribuendo le funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà». È naturale che il cedere potestà e livelli di governo non sia in cima ai pensieri della politica regionale. Stando così le cose, occorrerà vigilare per rivendicare - contro rischi e pericoli di una Regione-Stato - le aspirazioni di autogoverno delle comunità locali. *Avv. e segr. della Rivista Amministrativa della
Regione Veneto