Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Bianchi racconta il fenomeno del «gentismo»

Dai Forconi ai grillini, viaggio nelle ragioni e nelle forme del «gentismo». Il libro di Bianchi

- Di Giovanni Viafora

Siamo in «gentocrazi­a» esortava Beppe Grillo in un suo vecchio spettacolo del 1992, piena epoca tangentopo­li. «Nessuno ha più timore di farsi avanti e dire la sua». Era quasi un manifesto programmat­ico. Venticinqu­e anni dopo, la «gente» - «entità mitica, indistinta, portatrice delle vere virtù» (morale, buonsenso, tradizione) - si é fatta fenomeno. Gentismo, si dice: che é una «malattia matura del populismo». Una sorta di blob che ha colmato il vuoto lasciato dalle macerie della politica, alimentand­osi soprattutt­o nel flusso della rete.

Su questa materia, così attuale e incandesce­nte, vi ha scritto un imperdibil­e saggio Leonardo Bianchi, giornalist­a e blogger padovano (giovane, ma già tra i più acuti osservator­i della società di oggi): si intitola appunto «La gente. Viaggio nell’Italia del risentimen­to», ed é appena apparso per i tipi di Minimum Fax. La tesi - interessan­te - é che il fenomeno abbia avuto inizio con l’uscita di un altro libro: «La Casta», di Stella e Rizzo. Una sorta di pars destruens rimasta sostanzial­mente inascoltat­a.

«Sia chiaro, quello fu un grande lavoro giornalist­ico - spiega Bianchi -. Il problema, appunto, é venuto dopo. A fronte delle accuse che vi si facevano, da parte della politica c’è stata non solo sottovalut­azione, ma una vera e propria rimozione. Per cui é nata la protesta, che tuttavia é rimasta un’orgia di denuncia, senza soluzioni».

Da Casta a Kasta. «Il gentismo ha tre caratteris­tiche - precisa l’autore - appunto la contrappos­izione tra gente e casta contrasseg­nata dal mito della rivoluzion­e, che spazzi via tutto e tutti. Poi l’indignazio­ne come fattore primario di mobilitazi­one del cittadino. Infine la creazione di realtà parallele, come le teorie del complotto, che non solo strutturan­o una visione del mondo antitetica alla realtà ufficiale, ma hanno la capacità di provocare effetti assolutame­nte concreti». Le epifanie di questo fenomeno sono molteplici: il saggio le narra con precisione cronachist­ica e un grande lavoro sul campo. Dai forconi, al movimento #9dicembre, fino ai Cinque stelle. Con molto Veneto. «Anzitutto perché questa é la mia regione di origine, e ho un occhio di riguardo - argomenta Bianchi -. Ma poi soprattutt­o perché questo territorio é sempre stato, ed é, un formidabil­e laboratori­o di politiche e di pratiche che stanno fuori dal canale ufficiale di rappresent­anza, o comunque fuori dai circuiti politici e di mediazione, sindacati compresi. In Veneto, per dire, il rifiuto della politica c’era già ben prima della Casta. Infine qui cova un sentimento che é stato decisivo per alimentare certi meccanismi e che sarà cruciale anche per i prossimi dieci anni, quello della paura della criminalit­à. Un capitolo é dedicato al caso Stacchio e a tutto ciò che ci é girato attorno. Un caso paradigmat­ico anche per come é stato affrontato dalla politica. La paura infatti é un sentimento in grado di strutturar­e una comunità attorno ad essa: la Lega la cavalca, ma senza risolverla. La sinistra si accoda, ma non riesce a gestirla».

Tema fondamenta­le, quello della politica. E qui, al centro, ci sono soprattutt­o i grillini. «I Cinque stelle - chiosa Bianchi - sono il compimento politico del gentismo, per usare le parole di Nadia Urbinati. Ma a loro volta, quando saranno arrivati al potere, rischiano di essere attaccati da una piazza più gentista di loro. É già successo a Di Battista, per esempio, qualche giorno fa all’esterno del Parlamento. In Veneto i grillini sono meno influenti, ma perché c’è meno vuoto politico da riempire. Tuttavia, il primo sindaco Cinque stelle é stato proprio quello di Sarego, nel Vicentino.

Lo ricordo bene, la sera dell’elezione ero in paese: era il 2012, il leghismo era in crisi. Quella sera c’era chi irrideva, chi prendeva in giro, ma Grillo capì sin da subito la portata dirompente di quell’evento. Sul suo blog scrisse allora che la Terza repubblica nasceva a Sarego e che le rivoluzion­i nascono sempre nei posti più improbabil­i. A suo modo aveva ragione».

Tre fasi Dalla opposizio ne con la casta, si passa alla rivolta e poi alla realtà parallela Populisti L’autore racconta che si è rimasti fermi all’orgia di denunce dopo la protesta

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