Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Poltrone in parlamento, corsa partita
Fatta la legge elettorale ci sono già schermaglie per contendersi le candidature in Veneto Primi nomi: Moretti (Pd), Bitonci (Lega), Bisinella (Fare), Maniero (M5s), Giorgetti (Fi)
Il sondaggio Pagnoncelli che dà al Pd solo un eletto in Veneto nei collegi uninominali alla Camera non ha scoraggiato i parlamentari renziani uscenti: sono tutti al nastro di partenza della corsa alla ricandidatura. Problema che non ha la Lega, rimasta con una magra pattuglia: Erika Stefani alla Camera, Filippo Busin e Paolo Tosato al Senato, tutti ricandidabili perché hanno dimostrato lealtà e resistito alle sirene tosiane, assicura il segretario Gianantonio Da Re. Semmai, il problema è frenare gli entusiasmi dei fan del presidentissimo Luca Zaia, belli carichi e pronti ad affrontare pure la pugna audace dei collegi uninominali. «Chi ha preso un impegno lo deve mantenere», avverte Da Re.
E se la Lega (non più Nord) premia la fedeltà, Forza Italia valorizzerà i transfughi da altri partiti: scontata la candidatura di Andrea Causin (ex Pd, ex Scelta Civica, ex Ap), affiorano le ipotesi di new entry come Simone Venturini, già Udc e delfino fucsia del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, e Francesca Zaccariotto, ex Lega e ora civica nella giunta veneziana. L’aria che tira deve essere piaciuta al senatore Giovanni Piccoli di Belluno: dopo l’addio di qualche giorno fa, ieri è tornato nel gruppo azzurro a Palazzo Madama. Il M5s corteggia Alvise Maniero, ex sindaco di Mira che si è fatto le ossa amministrative, nelle chat interne risponde a tutti i dubbi e col tridente di punta Federico D’Incà, Giovanni Endrizzi ed Enrico Cappelletti potrebbe guidare la carica dei parlamentari uscenti (sarebbero restii solo Marco Brugnerotto e Marco Da Villa) e, se cambiano le regole, del capogruppo regionale Jacopo Berti. Ma Maniero tentenna, ha un bimbo piccolo e la laurea lasciata in sospeso durante il mandato.
La corsa al seggio nell’era del Rosatellum inizia dal sondaggio Ipsos pubblicato sabato dal Corriere della Sera, con una previsione da Caporetto nell’uninominale per la coalizione Pd più Alleanza Popolare ( un solo seggio) e da ritorno in grande stile per il centrodestra in formazione classica col Carroccio, Forza Italia e Fratelli d’Italia-An: 17 deputati. Per il resto, manca tutto: non sono stati disegnati i collegi uninominali, quelli proporzionali col listino e mancano principalmente le (altre) coalizioni.
A sentire la corrente di minoranza degli orlandiani, è a rischio la stessa tenuta del Pd. I quattro deputati uscenti Margherita Miotto, Alessandro Naccarato, Andrea Martella (tutti giunti al limite di mandato) e Vanessa Camani stanno alla finestra per vedere cosa accadrà il 5 novembre con le elezioni in Sicilia, dove il candidato del centrodestra è dato in volata e quello del Pd al terzo posto dopo il M5s. Sperano che una sconfitta, dopo lo strappo con Bankitalia e l’addio del presidente del Senato Pietro Grasso, spinga Romano Prodi e Walter Veltroni a chiedere a Matteo Renzi un passo indietro. E a quel punto nei ranghi potrebbero rientrare alcuni fuoriusciti passando per la formazione di Giuliano Pisapia, Campo Democratico. Ma se il segretario continua la cavalcata in versione populista, non si esclude un nuovo esodo. Verso Pisapia o, più probabile, Mpd. Il movimento di Pierluigi Bersani è più proteso verso l’assemblea costituente di novembre che verso le candidature ma in Veneto ha una rete che può contare suproblema gli uscenti Michele Mognato e Davide Zoggia. Si corteggia Sandro Simionato, Delia Murer non si ricandiderà ed è incerto il ritorno del senatore Felice Casson.
I fedelissimi al segretario Renzi, invece, vedono rosa e puntano sul Senato, ritenuto meno impervio. Alla pattuglia degli uscenti Giorgio Santini, Rosanna Filippin, Laura Puppato si aggiungerebbe così Alessandra Moretti, che nella tornata referendaria autonomista si è distinta per aver sposato la linea ortodossa indicata da Renzi, l’astensione. Ma a Vicenza ci sarebbe un altro big , il sindaco uscente Achille Variati. Che non si è dimesso 180 giorni prima della scadenza naturale della legislatura parlamentare (metà marzo), superabile nel caso le Camere venissero sciolte in anticipo, come si vocifera facendo pure la data: 4 marzo. Nell’eventualità, una pattuglia di sindaci scalderebbe i motori. Però è difficile che gli uscenti concedano questo vantaggio alla concorrenza. Che è ottima è abbondante: Andrea Ferrazzi, consigliere comunale veneziano e responsabile del dipartimento Urbanistica del Pd nazionale, il consigliere regionale Bruno Pigozzo, gli uscenti Sara Moretto e Federico Ginato, ovviamente il sottosegretario Pier Paolo Baretta. Per un collegio uninominale dalle parti di Chioggia sarebbe partita fatta per l’ex consigliere regionale Lucio Tiozzo. A Belluno c’è una certezza: Roger De Menech. A Verona sono pronti Alessia Rotta, vicinissima a Renzi, Vincenzo D’Arienzo leader della sinistra, Gianni Dal Moro il più «navigato» ed esperto di tutti (anche nelle fasi preelettorali come questa), Diego Zardini gradito in zona Ovest della città, mentre potrebbe aggiungersi anche Elisa La Paglia. Simonetta Rubinato ha superato il limite dei tre mandati ma ha interpretato il mood autonomista e punta ad una deroga. O, comunque, ad una candidatura. Lo schema deve tener conto che le candidature andranno ripartite a scacchiera con Alleanza Popolare-Ncd e il senatore Mario Della Tor va considerato della partita.
Pure Forza Italia e Lega dovranno mettersi d’accordo, gli uomini di Berlusconi reclamano una suddivisione fifty fifty per gli uomini di punta: Alberto Giorgetti (presentato in pompa magna a Venezia, l’altra sera, da Renato Brunetta), il coordinatore provinciale veronese Davide Bendinelli, l’assessore comunale Daniele Polato, forse il consigliere regionale Stefano Casali. Di sicuro l’assessore Elena Donazzan, che garantisce la quota rosa con Lorenza Milanato e la Zaccariotto, se la Lega non farà muro. E poi gli evergreen Brunetta e Niccolò Ghedini; Marco Marin ci spera però dovrà vedersela con gli emergenti Michele Zuin, assessore veneziano, e Michele Celeghin, segretario provinciale, Causin e Venturini. In casa Lega, a sentire i rumors tra gli zaiani, mezza giunta e mezzo consiglio sarebbero pronti al bagno di folla nei collegi uninominali ma Da Re spegne gli ardori: «Chi ha preso un impegno, lo mantenga. Non è che uno è bravo, allora viene eletto: i voti li porta il partito - chiarisce - Dobbiamo mandare a Roma gente che farà valere il voto referendario. Zaia starà qui a difendere l’autonomia dei veneti. Una lista del presidente? In un contesto nazionale non la puoi fare». Il suo vice Giorgia Andreuzza sarebbe il volto nuovo, Luciano Dussin, Franco Manzato e Massimo Bitonci l’usato sicuro; nel viaggio di andata verso Roma anche Paolo Paternoster. E c’è anche la grande rinascita dell’ex leader della minoranza, Alessandro Montagnoli.
Tra i centristi, Energie per l’Italia punta su Domenico Menorello e attende che Maurizio Sacconi sciolga le riserve mentre Antonio De Poli, Udc, potrebbe scegliere come collegio la Sicilia; Flavio Tosi si candida nella Quarta Gamba di Costa ma punta a collegio senatoriale anche l’uscente Patrizia Bisinella.