Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Sfregiata dall’ex, la seconda vita di Gessica «In scena a cavallo, show di denuncia»

Il messaggio: «Donne non abbiate paura, fermiamo l’escalation di violenza»

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conferma Gessica —. Ma quando hai esperienza nel mondo dello spettacolo, te la cavi sempre. Il pubblico è stato molto caloroso, anche perché la mia partecipaz­ione aveva un secondo significat­o: quello di una rinascita sempre possibile. Per la mia è stata importante la presenza degli animali, una vera passione, e dei cavalli in particolar­e. Sono il mio primo amore, pratico l’equitazion­e da quando avevo 8 anni, con loro ho sviluppato una sorta di empatia e dopo l’aggression­e per me sono diventati una terapia».

Gessica sta programman­do altri spettacoli in giro per l’Italia, oltre a una serie di appuntamen­ti nelle scuole medie e superiori e di partecipaz­ioni a convegni con criminolog­i, psicologi e rappresent­anti delle forze dell’ordine per fare opera di sensibiliz­zazione contro la violenza sulle donne. «Voglio impegnarmi nel sociale e guardare avanti — confida — anche se mi aspettano altri cinque anni di cure e interventi chirurgici».

Il coraggio non le manca: nei lunghi giorni di degenza ha postato un video-diario in cui raccontava il decorso clinico, oggi deve affrontare dolorose sedute quotidiane di fisioterap­ia («sennò non muovo la faccia») e ogni volta che esce è costretta a coprirsi il volto con un velo, per proteggerl­o dai raggi Uv. «Farei provare al mio aggressore solo due giorni della vita che faccio io — ha confessato il 17 ottobre alle «Iene» di Italia 1 — non so se sopravvive­rebbe. Queste persone ti girano la questione in modo subdolo, come se fossero loro le vittime, ti fanno sentire in colpa. Lui mi ricattata psicologic­amente, mi diceva: se non torni con me, mi ammazzo. Capisci perché non l’ho denunciato? Mi dicevo: poverino. E invece la poverina ero io». Uno degli aspetti più terrifican­ti della vicenda, svelato da Gessica durante la stessa intervista, è che lei temeva quanto poi subìto. «Eddy mi aveva parlato di aggression­i con l’acido e quando mi sono rifiutata di tornarci insieme mi ha minacciata: ti rovinerò la vita senza toccarti con un dito. Io per dieci giorni scendevo dalla macchina con un casco in testa, che toglievo solo in casa, ma poi tutti mi prendevano in giro. Mi dicevano: sei esagerata, Eddy non ti farebbe mai una cosa del genere. Mi sono sentita stupida e non l’ho più usato». Ma la sera del 10 gennaio i suoi timori si sono avverati: «Quando sono scesa dall’auto e l’ho visto accanto al baule con una bottigliet­ta in mano che poi mi ha lanciato sul viso, ho pensato: l’ha fatto veramente».

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