Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Prosecco, scontro sui «controllori»
La crociata di un’azienda «bocciata» e la difesa dei Consorzi
Prosecco, è scontro sull’operato dell’istituto centrale repressioni frodi. Un’azienda accusa: ispettori poco limpidi. I Consorzi: totale fiducia.
«Abbiamo totale fiducia nell’Istituto centrale repressioni frodi dei prodotti agroalimentari. Se qualche azienda ha problemi con l’ente non deve certo risolverli facendo polemiche sui giornali». Con queste parole il presidente del consorzio della Doc del Prosecco, Stefano Zanette, interviene commentando l’inchiesta di un quotidiano nazionale secondo il quale sarebbe in atto una «guerra nel Prosecco tra analisi sballate e conflitti di interesse» perché le aziende venete non possono accedere alla banca dati e conoscere i criteri coi quali vengono ammessi nel mercato i vini. Sulla stessa linea anche Armando Serena, presidente della Docg di Asolo. «Non entro nel merito di vicende che non mi competono - dice Posso solo testimoniare il valore dei funzionari dell’Icqrf e delle azioni di informazione e di repressione che stanno facendo, sia localmente sia a livello internazionale».
L’ennesima polemica attorno al mondo delle bollicine trevigiane ha preso di mira questa volta l’ente del ministero delle Politiche Agricole. A sparare è stata l’azienda di Renzo Bronca, Podere del Gaio, oggi indagato per frode dalla procura di Treviso. Il motivo? L’Icqrf gli ha sequestrato dei volumi di «glera» che l’azienda voleva immettere nel mercato come Prosecco, ma che l’ente non ha «timbrato» seguendo delle complesse analisi sugli isotopi che definiscono il parametro «Delta 18». E su questo valore il mondo delle bollicine discute da anni: infatti, secondo un regolamento europeo, le informazioni sono raccolte in una «banca dati analitici» gestita dal Ccr, ossia il Centro comune di ricerca della Ue. Dati che però non sono resi pubblici alle aziende, che di fatto si vedono solo approvare o respingere i propri campioni di prodotto. A volte anche con risultati che cambiano tra il primo e il secondo tentativo, o persino tra commissione regionale e appello (nazionale). «Il vino è sostanza viva», dicono gli enologi. E per questo a volte campioni simili possono dare risultati diversi. Ma l’azienda di Bronca e del suo consulente Luigi Forlin è andata oltre e, per dimostrare di essere vittima di persecuzione, ha fatto analizzare da un laboratorio indipendente Prosecco di altre aziende già in commercio. Riscontrando, sempre a detta loro, valori fuori norma e tentando di coinvolgere, con una lettera, il governatore Luca Zaia nella partita. Ma non finisce qui: oltre alla mancata chiarezza negli esami, è posta anche una questione di opportunità. Gianluca Fregolent, direttore dell’Icqrf di tutto il Nordest, è anche uno dei tre soci dell’azienda Caramini, che produce l’uva da cui nascono le bollicine. Fregolent non si scompone: «Sul caso specifico non intervengo. Ci sono delle indagini della polizia giudiziaria in corso», dice. «L’azienda ritiene di aver subito un danno? Sarà il giudice a doversi esprimere. In ogni caso, le banche dati sono organizzate per garantire l’indipendenza nell’ambito dei controlli. Infine, sul presunto conflitto di interessi: la legge me lo consente e il mio dirigente me lo conferma, ho chiesto se il mio duplice ruolo poteva creare problemi di trasparenza e mi è stato detto di no».