Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Trattativa tecnica con lo Stato, basta polemiche politiche»
Per ogni competenza conquistata al tavolo col governo, resterà in Veneto una quota di miliardi. È così che la Regione conta di riuscire a trattenere sul territorio i nove decimi dei tributi. Lo spiega l’esperto di federalismo fiscale nominato dalla giunta nella delegazione trattante, il professor Andrea Giovanardi.
Professore, su quale base normativa si legittima la richiesta dei nove decimi?
«Il Presidente Zaia ha già chiarito che la richiesta non è scollegata da tutto, trattandosi di conseguenza dell’attribuzione delle materie che il Veneto si appresta a chiedere allo Stato centrale secondo la procedura prevista dall’articolo 116, comma 3, della Costituzione. Ogni attribuzione obbliga all’individuazione delle risorse che già lo Stato impegna per il finanziamento della materia , tanto potendosi desumere, implicitamente, dalla stessa norma costituzionale, esplicitamente dall’articolo 14 della legge sul federalismo fiscale, la 42 del 2009, laddove si prevede che la legge che attribuisce ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ad una regione deve anche provvedere all’assegnazione delle necessarie risorse finanziarie. Stante il disposto dell’art. 119, comma 2, Cost. queste ultime dovrebbero derivare dal riconoscimento di forme di compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibile al territorio».
La stessa sentenza della Corte Costituzionale che ha ammesso il referendum ha respinto il quesito che proponeva di chiedere agli elettori se volessero che il Veneto trattenesse gli otto decimi dei tributi. Sarà uno scoglio nella trattativa? Richiederà una modifica della Costituzione?
«Il Governatore Zaia ha già a chiare lettere specificato che il Veneto si muoverà nel pieno rispetto della legalità costituzionale, quale risulta, innanzitutto, dalla sentenza 118 del 2015.».
Lei è vicentino e insegna diritto tributario a Trento, provincia autonoma che ha giocato un ruolo centrale nell’immaginario della campagna referendaria. Quali aspetti di quel modello sono immediatamente mutuabili?
«La Provincia di Trento e la Provincia di Bolzano possono disporre, grazie allo Statuto speciale, del 90 per cento del gettito dei tributi erariali riferibile al territorio. Questo aspetto non sarà certamente mutuabile per i motivi già detti. Per il resto, posso dire che nel corso degli anni la Provincia di Trento e quella di Bolzano hanno assunto su di sé tutta una serie di competenze che in precedenza erano gestite dallo Stato centrale. Anche il finanziamento dell’Università di Trento, che rimane a tutti gli effetti un’università statale, è da qualche anno di competenza provinciale. È questo il modello da seguire: l’acquisizione di competenze e delle risorse finanziarie corrispondenti, sull’assunto che la Regione, è questa la sfida, sarà in grado di gestire le materie attribuite in modo più efficiente anche con riferimento ai profili finanziari, in modo tale che le risorse “risparmiate” restino sul territorio, contribuendo o a fornire migliori servizi o a ridurre la pressione fiscale derivante da quei tributi su cui la Regione può intervenire: il principale è l’Irap».
La scelta di Zaia di nominare una delegazione esclusivamente tecnica sterilizza il negoziato dalla conflittualità politica. Ritiene che la trattativa abbia bisogno di una tregua o, al contrario, che la politica giocherà un ruolo determinante per l’esito?
«La questione dell’autonomia e dell’autogoverno è centrale nella progettazione degli assetti istituzionali che consentano al nostro paese di uscire definitivamente dalla crisi che lo attanaglia da anni. Sono convinto che uno dei principali problemi stia proprio nella necessità di abbandonare l’irreversibile tendenza all’uniformità che ha danneggiato sia le regioni più ricche che quelle più povere. È pacifico che questioni così importanti non dovrebbero essere utilizzate strumentalmente a fini di lotta politica tra i diversi partiti e che, quindi, una tregua sarebbe più che auspicabile. Non sono tuttavia così ingenuo da pensare, date le implicazioni politiche del confronto istituzionale con lo Stato e gli interessi in ballo, che gli atteggiamenti di tutti diventino veramente costruttivi: mi accontenterei dell’abbandono di polemiche ridicole come quella sull’inutilità del referendum che a nulla servono se non a rendere il clima inutilmente incandescente».