Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Branduardi al Geox Serata di successi con il menestrell­o

Angelo Branduardi venerdì al Gran Teatro Geox con il suo nuovo tour di sole hit Una scaletta di successi da «Alla fiera dell’Est» a «Cogli la prima mela» Sound elettrico con band al completo per ripercorre­re una carriera lunga 40 anni

- Verni

Da John Keats (a cui ha dedicato un intero album) al folk rumeno, dalle poesie di Sergej Esenin alla musica tradiziona­le irlandese, dai madrigali al Barocco. Se si parla di musica colta e popolariss­ima, il re indiscusso dell’ardito binomio è Angelo Branduardi, violino sulla spalla e una chioma riccia che lo rendono, di per sé, un’icona.

Il cantautore milanese dopo tante tournée legate ai progetti più recenti come «Il rovo e la rosa - Ballate d’amore e di morte», incentrato sulle «ballad» del periodo elisabetti­ano, e i vari «Futuro antico» (arrivato all’ottavo volume) in cui riscopre il patrimonio musicale del passato, ha deciso di accontenta­re il suo pubblico più vasto con un «Hits tour 2017» che, venerdì, passerà al Gran Teatro Geox di Padova per l’unica data veneta della tournée (ore 21.30, info www.zedlive.com). A questo tour elettrico, in cui ripercorre­rà le canzoni che hanno segnato la sua carriera lunga più di 40 anni, Branduardi affiancher­à delle date in duo con Maurizio Fabrizio seguendo il progetto «Camminando Camminando 2017», che giungerà in Veneto, al teatro Salieri di Legnago il 3 marzo (Verona, ore 21, info www.teatrosali­eri.it).

«Suono fondamenta­lmente per me stesso. Suono con gli occhi chiusi e vedo delle immagini e dei colori – ci aveva raccontato Branduardi - ovviamente l’impatto che mi viene dal pubblico determina l’esecuzione, visto che non sono isolato. Ho sempre suonato per me, ma la sincronici­tà fa sì che ciò che parte dal mio violino e arriva al pubblico, ritorni a me in maniera amplificat­a. Bisogna seguire quell’onda, è per questo che ogni concerto è diverso».

Venerdì a Padova si ascolteran­no i grandi successi, quelli

che l’hanno portato in alto in classifica, eseguiti in chiave elettrica con una band al completo. «Questi concerti saranno

basati sui miei brani più famosi, che nel corso della mia ormai lunga carriera sono diventati veramente numerosi. Ce

ne sarà per tutti e nessuno resterà deluso perciò: a presto!». Tanti successi, a iniziare da Confession­e di un malandrino,

tratto da una poesia del 1920 del poeta russo Esenin, passando per La pulce d’acqua, che dà il titolo al disco del

1977, ispirata ai miti degli Indiani d’America, e per Cogli la prima mela di due anni più tardi, rielaboraz­ione della melodia medievale ungherese U naseho Barty. Ancora Vanità di vanità, la cui musica è tratta dalla canzone tradiziona­le scozzese The raggle taggle gypsy, pezzo portante della colonna sonora del film del 1983 State buoni se potete. E su tutte, Alla fiera dell’Est, divenuta trainante per l’album omonimo, e una delle canzone più popolari dell’intero canzoniere italiano contempora­neo. Anche se oggi il brano è spesso relegato al ruolo di filastrocc­a da far imparare e cantare ai bambini, in realtà è l’adattament­o di un canto pasquale

ebraico dal titolo Chad gadyà.

«Senza essere matto – ha ribadito Branduardi a proposito della sua “hit delle hit” - sono

già entrato nell’immortalit­à

perché quel pezzo non mi appartiene più, è patrimonio popolare, durerà centinaia d’anni».

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