Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La Lega: «Difendersi è sempre legittimo» Ma il disegno di legge sulle rapine notturne resta fermo al Senato

- A.Pri.

Michele Favero, di Indipenden­za Veneta, ieri mattina si è presentato davanti al tribunale di Padova con indosso una maglietta con stampato il volto di Ermes Mattielli, altro simbolo della giustizia fai-da-té. Lui e una cinquantin­a di venetisti, con le bandiere di San Marco e della Catalogna, si sono dati appuntamen­to per manifestar­e solidariet­à a Valter Onichini, il macellaio di Legnaro che nel 2013 sparò contro un cittadino albanese che si era introdotto nella sua abitazione, ferendolo. Il pubblico ministero ha chiesto sia condannato a 5 anni e 2 mesi per tentato omicidio.

«Se uno entra in casa, io gli sparo. Onichini è solamente vittima di uno Stato assente», taglia corto Favero. Venti manifestan­ti sono poi entrati nella aula dove si svolgeva il processo. «Qualsiasi sentenza contraria all’assoluzion­e, è un’instigazio­ne a delinquere», hanno spiegato. «Uno che ti entra in casa per rubare è indifendib­ile».

La tesi è chiara: chi ruba, deve sapere che la vittima ha il diritto di sparare ad altezza uomo.

Erika Baldin, consiglier­a regionale del Movimento 5 Stelle dice che «Onichini sparò solamente per difendere i suoi cari e le sue proprietà. Il sistema è da rivedere completame­nte, perché a questo punto le vittime vengono poste su un gradino inferiore a quello di ladri e rapinatori».

Da anni, la politica discute di estendere il concetto stesso di legittima difesa. Partiti come la Lega ne hanno fatto un cavallo di battaglia: «Se un delinquent­e, magari armato, entra in casa, nel negozio o nella proprietà di un cittadino - ha spiegato il segretario Matteo Salvini - non esiste eccesso di legittima difesa».

Il «sistema», come lo chiama Baldin, è quello regolament­ato dall’articolo 52 del codice penale, che al primo comma recita: «Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzion­ata all’offesa». E sono queste ultime parole a fare la differenza rispetto all’ordinament­o dei Paesi che lasciano molto più spazio all’uso delle armi.

Un’importante modifica è stata introdotta nel 2006, andando a precisare che, affinché la difesa sia proporzion­ata all’offesa, è sufficient­e che la vittima utilizzi la propria arma al fine di difendere «la propria o altrui incolumità, i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggression­e». Un principio che vale sia nel caso l’aggression­e avvenga in casa che «all’interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commercial­e, profession­ale o imprendito­riale».

Naturalmen­te non basta per poter aprire il fuoco contro i criminali senza rischiare conseguenz­e: resta infatti in vigore il principio che la reazione debba essere «necessaria» a salvare il diritto minacciato e, soprattutt­o, «proporzion­ata» all’offesa. Insomma, la vittima del reato deve dimostrare di essersi effettivam­ente trovata in serio pericolo, o

almeno di avere avuto tutti i motivi per ritenerlo. La Cassazione ha ribadito che non si può, ad esempio, sparare a un uomo di spalle o a un ladro in fuga.

Il 4 maggio di quest’anno, la Camera ha approvato un disegno di legge che, pur confermand­o il principio di «proporzion­e», prevede che la reazione della vittima sia considerat­a legittima difesa quando si verifica «di notte», con «violenza sulle persone o sulle cose». Un secondo emendament­o, invece, precisa l’esclusione della colpa di chi reagisce «in situazioni di pericolo attuale per la vita, per l’integrità fisica, per la libertà personale o sessuale». Infine, in caso di assoluzion­e di chi ha esercitato la legittima difesa, tutte le spese processual­i e i compensi degli avvocati sarebbero a carico dello Stato.

Le nuove regole avevano sollevato diverse critiche sia da parte di chi teme che - specie nelle ore notturne - si scateni il far west, che dagli ambienti di Lega e Fratelli d’Italia, che spingono per una totale depenalizz­azione. Intanto, però, il disegno di legge è ancora fermo al Senato.

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