Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bossi tra sberleffi al sindaco e affondi: «Lega di Salvini è partito nazionalista»
«Massimo Bergamin? Chi è? Non lo conosco». Umberto Bossi usa l’arma dello sberleffo nei confronti del sindaco di Rovigo, alfiere nel territorio della nuova Lega senza Nord di Matteo Salvini.
Nessuno tra gli attuali massimi dirigenti territoriali del Carroccio è a Corte Benetti a salutare il fondatore del movimento. Ad accoglierlo, mentre scende dall’Audi nera giunta con mezz’ora di ritardo rispetto alla convocazione delle 19, il padrone di casa Fabio Benetti (giovane consigliere comunale spesso fuori dal coro, affine nel partito agli ortodossi di Gianni Fava) con l’ex segretario provinciale Antonello Contiero, espulso per indisciplina a gennaio scorso. E poi una delegazione di dissidenti di Fi, guidata da Valter Roana e Alberto «Bebo» Zuolo e altri critici interni all’amministrazione Bergamin, come il consigliere centrista Alberto Borella e quello azzurro Simone Dolcetto. Defilata la senatrice tosiana Emanuela Munerato, mentre in nome dell’amicizia con Benetti, fanno capolino pure un politico di lungo corso come Pierantonio Moretto e l’ex assessore, già forzista, Aldo Guarnieri. Nella sala, in cui le bandiere di partito (tra cui quella su cui campeggia lo slogan «Prima il Nord») si affiancano ai vessilli di Veneto e Catalogna, anche Luca Azzano Cantarutti, tra i leader di Grande Nord verso cui Bossi esprime una simpatia nemmeno troppo celata.
«La Lega di Salvini è un partito nazionalista – dice il vecchio leader – e in un partito nazionalista c’è sempre qualcosa di fascista. E in Stati come l’Italia e la Spagna, che i fascismi li hanno vissuti, questo non può essere sottovalutato». Bossi, dunque, vuole un partito non a destra, ma sul territorio. Dal palco cita l’antifascista Altiero Spinelli, come riferimento programmatico per un’Europa delle Regioni. «In politica i vuoti si riempiono – ricorda – se la Lega lascia il Nord, ci sarà chi riempirà lo spazio. E non posso non ricordare la nascita di Grande Nord». E nella partita del movimento come sindacato del Nord, un elemento non marginale è il referendum sull’autonomia che in provincia di Rovigo ha mancato il quorum. «Il Polesine deve scegliere se stare in Veneto» dice Bossi che rimarca il valore della consultazione. «Il referendum deve contribuire a cambiare oggettivamente le cose – incalza – la via maestra è la trattativa democratica. Noi sappiamo che non cederemo». Perché i principi vengono prima di tutto, con una frecciata amara contro Salvini, accusato di interpretare un pragmatismo senza valori. «Chi fa politica deve credere in qualcosa, non inseguire la carriera».