Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Autonomia, insulti e minacce ai veneti chiamati dal governo
«Qualche veneto chiamato al tavolo non mi sembra molto collaborativo...». Il presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti, commenta così, su Facebook, la pagina del Corriere del Veneto che domenica ha riportato i nomi dei componenti delle delegazioni chiamate a trattare le «nuove e più ampie forme di autonomia» chieste dalla Regione a Roma. Ciambetti si riferisce probabilmente ai tre veneti chiamati dal sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa a far parte della squadra del governo, e cioè l’ex sindaco di Venezia ed ex ministro dei Lavori pubblici Paolo Costa e i professori dell’università di Padova Chiara Cacciavillani e Sandro De Nardi. O almeno così hanno di certo inteso i suoi «amici» sul social network perché i commenti scaturiti dal post sono durissimi, tutti orientati a identificare i tre come i «traditori della causa veneta», una sorta di quinta colonna del governo a queste latitudini (epilogo forse non sgradito a chi nei giorni scorsi, da Venezia, aveva prontamente fatto trapelare i nomi dei tre esperti all’insaputa del governo). In qualche caso si arriva perfino alla velata minaccia. «Sono i soliti schiavi, nati schiavi e schiavi rimarranno», si legge in calce al post del presidente del consiglio, «Vermi», «Il mondo purtroppo è pieno di queste miserie», «Il premio per il miglior “kappò” sappiamo dove recapitarglielo! Deve scegliere tra essere uomo o traditore!» (riferito a Costa), «L’unico lato positivo: sappiamo dove abitano e non sono molto lontani!». Chissà che ne pensa il governatore Luca Zaia - che da giorni va ripetendo ad ogni occasione utile di non cercare la rissa con nessuno - di queste manganellate virtuali che seguono altri episodi recenti (come il volantino diffuso dalla Lega contro il sindaco di Casier Miriam Giuriati, «colpevole» di non aver votato al referendum), tutti tesi a far passare chi non è schierato «senza se e senza ma» con la Regione come «un nemico» del Veneto e dei veneti, da linciare pubblicamente.