Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Hacker «salva» Tor, sistema di tutela dati
Tor, il browser che protegge l’identità digitale degli utenti e permette di fare ricerche nel deep web senza lasciare traccia del proprio passaggio, non rende invulnerabili al 100%. Se oggi il rischio si è ridotto, il merito è di un hacker etico che ha scelto la Fiera di Padova per svelare la sua ultima scoperta. Filippo Cavallarin, 35 anni di Venezia, smanetta sulle tastiere dei pc da quando ne aveva 12 ed è sulla cresta dell’onda da un paio di settimane, cioè da quando ha scovato una falla nel sistema di Tor e ha aiutato l’organizzazione no profit che gestisce il browser a rimediare. La notizia è emersa durante l’ultima edizione di Tuttinfiera, che ha richiamato 50mila visitatori: tra gli eventi c’era «Hack the Wire», rassegna di incontri e laboratori dedicati a programmatori, sistemisti, maker, hacker, esperti e neofiti di tecnologie informatiche, scolaresche e parrocchie incluse.
Cavallarin è il titolare di «We Are Segment», azienda mestrina fondata nel 2014 e specializzata nella cybersecurity, la protezione dei dati, e nei sistemi di sicurezza contro i pirati informatici (cracker). Tor, sistema creato dalla Marina degli Usa per tutelare le comunicazioni segrete, è molto apprezzato da giornalisti e attivisti anticensura come Edward Snowden. «Stavo facendo altre attività di ricerca in rete — spiega Cavallarin — quando ho trovato qualcosa che non mi tornava. C’era un tassello diverso da quello che avrebbe dovuto esserci, così dopo un’ora di controlli ho scoperto nel sistema un baco che vanifica l’anonimato di Tor». Dopo l’intuizione, le verifiche: «Trovata la falla ho fatto diverse prove su 10 sistemi e su più piattaforme, poi ho comunicato l’esito a Tor: mi hanno risposto due ore dopo, felici e grati».
Per Cavallarin non è la prima impresa del genere: lo scorso settembre «We Are Segment» aveva scovato un altro baco nei sistemi Mac, prontamente comunicato ai vertici di Apple. E in entrambi i casi non ha chiesto nessun compenso in cambio del servizio. «Essere un hacker significa mettere a disposizione le proprie conoscenze per risolvere i problemi — conclude Cavallarin —. Il lavoro che faccio con la mia azienda serve a crescere sia a noi che agli altri, si tratta di una questione morale».