Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Stabile, lite con dispetti

Divorzio da Verona. E al Verdi via i nomi dagli inviti

- (l.a.)

Divorzio con dispetti. Si rompe nel modo peggiore l’accordo tra il Teatro Stabile del Veneto, di Angelo Tabaro, e la Fondazione Atlantide (Teatro Nuovo di Verona) di Paolo Valerio. Una rottura che si sta consumando tra accuse e querele, avvocati e sospetti.

Tabaro accusa Valerio di non voler accettare «le regole di trasparenz­a imposte dalla nuova appartenen­za ad un soggetto che gravita nell’ambito delle pubbliche amministra­zioni» e di essere in debito di 24.408 euro. Valerio replica sfidando Tabaro proprio sulla trasparenz­a («In trent’anni di attività teatrale e rapporti con le compagnie è la prima volta che mi trovo costretto a ricorrere a procedimen­ti del genere») e spiegando che è lui ad essere in credito di 90.978,91 euro. Si andrà in Tribunale, ovviamente. Ma intanto, come in ogni divorzio «cattivo», si passa anche ai dispetti. Uno dei quali sembra abbastanza inedito per il mondo teatrale.

Proprio domani sera, infatti, si aprirà la stagione padovana al Teatro Verdi. In scena le «Baruffe Chiozzotte» di Carlo Goldoni. In vista della prima, sono partiti i consueti biglietti d’invito. Sui quali, però, c’è solo il titolo della commedia. Il regista (che è Paolo Valerio)? Non si sa. Gli interpreti? Chissà chi saranno.

Il classico dispettucc­io, insomma, per quella che sarà comunque l’ultima collaboraz­ione tra il Teatro Stabile Veneto e la Fondazione Atlantide. Un progetto culturale nato con grandi ambizioni a livello nazionale e da cui molti si aspettavan­o qualcosa di più. E di diverso.

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Teatro Nuovo Paolo Valerio

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