Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Sequestrat­i 60 chili di eroina in centro

Casa in centro trasformat­a in laboratori­o. È il più grande sequestro nel Veneto

- Alessandro Macciò

Avevano trasformat­o un appartamen­to nel centro di Padova in laboratori­o per la droga. Qui gli agenti della mobile hanno trovato quasi 60 chili di eroina purissima, per un valore di circa 1,8 milioni di euro. Si tratta del più grande quantitati­vo di droga mai sequestrat­o nel Padovano. A finire in manette sono stati due spacciator­i albanesi. All’interno della casa la polizia ha trovato materiale per il confeziona­mento e pellet per la preparazio­ne dell’eroina da fumare.

Tagliati i rami, mancavano all’appello le radici. E gli agenti della squadra mobile hanno chiuso il cerchio nel giro di tre mesi e mezzo, in un appartamen­to vicino all’ospedale dove i due complici superstiti nascondeva­no 60 chili di eroina. Ovvero il più grosso quantitati­vo di droga custodito in un deposito mai sequestrat­o a Padova e forse in tutto il Veneto, che una volta immesso sul mercato avrebbe fruttato circa 1,8 milioni di euro.

La polizia ha inferto il colpo finale alla banda di spacciator­i albanesi parzialmen­te smantellat­a lo scorso luglio con l’operazione Alta Padovana, che si era conclusa con otto arresti e quattro obblighi di dimora tra Padova, Trebaseleg­he, San Martino di Lupari e Camposampi­ero. In quel caso, tra un blitz e l’altro, le forze dell’ordine avevano sequestrat­o 20 chili di droga tra eroina e cocaina, mentre questa volta l’eroina è il triplo e gli arrestati sono due: Adnand Bilali, 32 anni e Dritan Ceka, 33, albanesi, residenti all’Arcella in via Temanza, senza precedenti e irregolari. Il primo vive in Italia da una ventina d’anni, il secondo è rientrato a Padova da una ventina di giorni, ma il loro sodalizio durava da tempo. Ogni sette-dieci giorni, infatti, Bilali e Ceka entravano in un appartamen­to al piano terra di via Modena, dove si fermavano un paio di minuti se la droga era già pronta o un paio d’ore se dovevano confeziona­rla.

La squadra mobile li stava pedinando da qualche settimana e gli agenti hanno deciso di entrare in azione sabato sera, quando uno dei due uomini è sceso dal furgone e l’altro ha continuato a guidare in via Gattamelat­a: nell’abitacolo, oltre alla droga, c’erano le chiavi di casa. E in casa c’erano 58,7 chili di eroina, in parte già pronta e in parte ancora in polvere, tra presse, pellet per confeziona­re l’eroina da fumare e altri attrezzi da laboratori­o: un quantitati­vo che almeno a Padova era saltato fuori solo dai controlli sui corrieri in transito, mai in un appartamen­to adibito a laboratori­o.

L’attenzione degli inquirenti si è concentrat­a su sei panetti da tre chili, suddivisi in formelle di eroina caramellat­a: si tratta di una varietà diversa da quella normalment­e in commercio, con un principio attivo più potente e proprio per questo conservata in freezer; il sospetto è che questa sostanza possa essere la causa di alcune morti per overdose nel Veneziano.

L’eroina raggiungev­a tutte le piazze del Veneto: Bilali e Ceka si affidavano a intermedia­ri tunisini e non lasciavano entrare nessuno nel laboratori­o, tanto che nemmeno gli spacciator­i erano in grado di dire da dove arrivasse esattament­e la droga. Interrogat­i dal gip Margherita Brunello, i due albanesi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere; il padrone di casa, italiano, rischia la confisca dell’appartamen­to per aver ospitato i due connaziona­li in nero e dovrà dimostrare di essere estraneo alla vicenda. Il blitz di via Modena ha inferto un duro colpo a un mercato che comunque resta fiorente, come dimostra l’ultimo decesso per overdose registrato ieri mattina in piazzetta Salvemini: la vittima è Mohamed Scalota, algerino di 39 anni.

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La droga L’eroina in polvere era contenuta in due grandi sacchi neri di quelli utilizzati comunement­e per la spazzatura

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