Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Controlli su Bpvi, Barbagallo scarica gli ispettori Bankitalia

Nell’audizione davanti alla commission­e parlamenta­re va in scena lo scontro con la Consob

- Nicoletti

«Quel che Bankitalia sa lo legge nelle ispezioni. E lì le baciate non ci sono. Va chiesto agli ispettori come hanno lavorato». Così il capo della vigilanza, Carmelo Barbagallo, sulle «baciate» a Vicenza nel 2012, nella audizione dello scontro con Consob.

Ex popolari, sui controlli a Vicenza e Montebellu­na va in scena lo scontro frontale Bankitalia-Consob. Mentre sulle «baciate» in Bpvi, messe sotto il naso degli ispettori nel 2012 ma accantonat­e, il capo della vigilanza di Bankitalia scarica ora sugli ispettori stessi. Sono i due poli intorno a cui è ruotato ieri il giorno più lungo nella commission­e parlamenta­re banche, quello del confronto tra le autorità di controllo sull’efficacia delle verifiche in Popolare Vicenza e Veneto Banca. L’atteso faccia a faccia tra il capo della vigilanza di Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo, e il direttore generale di Consob, Angelo Apponi, dopo i racconti opposti fatti nelle audizioni della scorsa settimana, alla fine non c’è stato. Ma nelle sei ore drammatich­e passate a sentirli, come testimoni con le regole dei tribunali, la spaccatura totale tra le due Authority è emersa chiara comunque, specie sui prezzi gonfiati delle azioni e la vendita degli aumenti di capitale 2013 e 2014. Tra l’altro mostrando rapporti tra le due parti, e un’azione di vigilanza, più determinat­a molto da logiche burocratic­he. Per dire: dal 2012 c’è un protocollo sullo scambio di informazio­ni; ma vale per le obbligazio­ni e non le azioni.

A parlare, parte Consob, che aveva sollevato i dubbi su Bankitalia. E Apponi conferma la linea: «Siamo stati informati in maniera diversa sulle due venete. Il tema prezzo viene toccato in Veneto Banca solo nel 2013, in cui ci viene segnalato solo il valore elevato: lo inseriamo nel prospetto all’aumento di capitale 2014. Su Vicenza nessuna informazio­ne». Apponi spiega che su Veneto Banca arriva la lettera post-ispezione, il 25 novembre 2013, con cui Banca d’Italia riassume gli elementi decisivi. Su Vicenza nulla: informazio­ni nel 2008 solo sui derivati. Il quadro completo, sostiene Apponi, emerge solo nel 2015 con le ispezioni che Consob conduce nelle due banche; e allora salta fuori anche l’originale della relazione ispettiva 2013 su Veneto Banca. Se fosse arrivata due anni prima, sostiene il dirigente, avrebbe spinto Consob a muoversi diversamen­te. «Quindi, su Popolare Vicenza, Bankitalia non solo non ha comunicato dal 2001 informazio­ni rilevanti per Consob sui criteri inadeguati per fare il valore azioni, ma negli aumenti di capitale ha omesso di comunicare a fronte di espressa richiesta Consob. In compenso Consob non si accorge di nulla per 15 anni», dice sconsolato Enrico Zanetti di Scelta civica.

Alle 14 Barbagallo ribalta il quadro. Dice che lo schema di determinaz­ione del prezzo non viene comunicato a Consob, perché, dopo le pressioni, entrambe le popolari si dotano di una procedura per fare il prezzo. Poi il capo vigilanza di Bankitalia rimanda la palla nel campo di Consob: «Noi non mandiamo mai rapporti ispettivi, ma sintesi, per agevolare: la troppa informazio­ne non è informazio­ne». Come se Consob non potesse valutare da sola un rapporto ispettivo. «La nostra sintesi sul rapporto 2013 di Veneto Banca non era una lettera di Natale, era fedele e sufficient­e», aggiunge. E mette in luce che il prezzo era stato comunicato non tanto perché alto, ma perché «incoerente rispetto alla crisi economica e all’andamento della banca». E ancora: «I contenuti erano più che sufficient­i per far scattare un avvertimen­to. Poi se l’autorità non agisce... E nel comitato in comune potevano chiedere valutazion­i. Se poi Consob riteneva di non avere i mezzi per le verifiche poteva chiedere a noi: avremmo ispezionat­o. E non lo ha fatto».

In più, sostiene Barbagallo, l’invio del materiale su Veneto Banca avviene perché per la vigilanza è messa molto peggio di Vicenza. E quell’ispezione è un punto di svolta: «È stato un segno di discontinu­ità fortissimo. A Vicenza c’erano problemi, ma la situazione non era catastrofi­ca e gli indici erano in linea con il sistema. Il credito anomalo era nettamente più alto in Veneto Banca, con gravi irregolari­tà». Linea contestata dal parlamenta­re veneto del Pd, Gianni Dal Moro: «I vostri stessi numeri mostrano che i due dati nel 2012 sono allineati».

La stoccata più dura viene dal deputato dei Cinque stelle Alessio Villarosa. Contesta a Barbagallo di aver detto che nel 2012 non sanno delle «baciate» a Vicenza.Poi tira fuori i finanziame­nti dati agli ispettori. Barbagallo, dopo aver detto la scorsa settimana che era normale in una popolare «che un cliente sia insieme finanziato e socio» stavolta sceglie un’altra strada: «Quel che Banca d’Italia sa è quello che legge nel rapporto ispettivo. E lì non c’è nulla. Quanto accade durante l’ispezione, che vuole che le dica: non so, non stavo con gli ispettori. Bisogna sentirli e vedere se hanno lavorato più o meno bene». Insomma, la linea è scaricare sugli ispettori, per il 2012. Quando, tra l’altro, Barbagallo non è ancora capo della vigilanza, che guida dal febbraio 2013. Così il dirigente può intestarsi di aver guidato il giro di vite. Non c’è solo Veneto Banca: «Nel 2013 vengono commissari­ate Marche, Cariferrar­a e Chieti, nel 2015 Etruria, nel 2013 ci sono cambi in Mps e Carige». E comunque Bankitalia è salva: «Alla fine - conclude Barbagallo - i Pm hanno contestato l’ostacolo alla vigilanza».

La doppia verità Apponi: «Nessuna notizia sul prezzo azioni». Barbagallo: «Abbiamo detto tutto»

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Doppia verità Il capo della vigilanza di Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo, ieri in commission­e
 ??  ?? La giornata Il capo della vigilanza di Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo,(in alto), e, sotto, il manager di Banco Bpm, Giuseppe Castagna
La giornata Il capo della vigilanza di Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo,(in alto), e, sotto, il manager di Banco Bpm, Giuseppe Castagna
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