Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La Lega attacca Bitonci: non è carità cristiana
E sul caso già due interrogazioni parlamentari
Su un punto sono tutti d’accordo, l’hub di Conetta va chiuso e gli oltre mille richiedenti asilo che vi vivono vanno spostati. Ma è su tutto il resto che la politica si divide e i toni si infiammano. Il centrosinistra, dopo quest’ultima protesta, chiede un’accoglienza in piccole strutture dove gli ospiti imparino l’italiano, un lavoro e, magari, inizino ad integrarsi con la comunità che lo ospita. «Rimandiamoli a casa loro», tuona invece l’ex sindaco di Padova Massimo Bitonci (Lega Nord). Di tutt’altro tenore, le richieste di professori universitari, politici e registi che, ieri, hanno sottoscritto l’appello «Incontriamo a Venezia chi marcia per la dignità e per la speranza».
Il regista, originario di Dolo, Andrea Segre (la cui intervista trovate qui a fianco), la ricercatrice dell’Istituto universitario europeo Giulia Albanese, i professori dell’Università Ca’ Foscari Shaul Bassi e Simon Levis Sullam, gli onorevoli Giulio Marcon (Sinistra Italiana) e Michele Mognato (Mdp) e il sociologo Gianfranco Bettin (per citare solo alcuni firmatari) chiedono «la chiusura del campo di Conetta» e che «le persone siano ospitate altrove, dignitosamente». La protesta dei 200 richiedenti asilo dovrebbe, per loro, spingere ad un cambiamento delle politiche d’accoglienza.
Che è quanto vorrebbe anche Gianluca Forcolin, ex onorevole della Lega Nord, oggi vicepresidente della Regione Veneto. Sono tuttavia diverse le sue motivazioni: «Quando ero sindaco di Musile di Piave (Venezia, ndr) il rapporto con la prefettura è sempre stato difficile - spiega -, stipare persone in hub come Cona è sbagliato, meglio aiutarli a casa loro: la marcia a cui stiamo assistendo è l’epilogo della mala gestio dell’immigrazione da parte del governo».
E se la sinistra plaude alla scelta del patriarca di Venezia Francesco Moraglia di aprire le porte delle chiese di Mira e Oriago per dare rifugio ai 200 in marcia, Forcolin nutre qualche dubbio sull’utilità del gesto. «La Chiesa fa il suo mestiere ma la carità cristiana fatta così fa davvero del bene? chiede -, stanotte (ieri, ndr) si aprono le chiese e domani? Che futuro si può dare a queste persone? Bisognerebbe essere coscienti delle difficoltà del territorio e delle piccole comunità a convivere con centinaia di richiedenti asilo».
Più severo Bitonci: «Aprire i luoghi di culto è sbagliato, non è carità cristiana — protesta —, le chiese non c’entrano nulla, se questa è la linea del Patriarcato, che per altro non condivido, possono usare altri spazi, non le chiese. In ogni caso, questi erano già accolti e ora ci sono persone in giro per il Veneto che nemmeno sappiamo chi sono: andrebbero fermati e chi è senza documenti mandato via». I firmatari dell’appello, al contrario, propongono di «unirci a loro»: «Accogliamoli, ospitiamoli, sosteniamoli in ogni forma possibile, la loro battaglia è quella di tutti per i diritti di cittadinanza», scrivono nel documento. Delia Murer, onorevole di Mdp, con Mognato, ieri ha depositato un’interrogazione al governo. «Roma intervenga subito — si legge —. Ci sono persone che attendono da più di un anno risposte alle loro pratiche, nell’attesa sono a Cona a non fare nulla in condizioni inaccettabili». Stesso concetto di Alessando Bisato, segretario regionale del Pd: «La Chiesa si comporta da Chiesa, e si occupa sempre degli ultimi. Rispetto all’accoglienza è urgente che si agisca e sia diffusa. E Cona va chiusa». «È il momento di intervenire — concordano Cigl, Cisl e Uil —, va subito avviato un percorso di buone pratiche di accoglienza». Infine, Sergio Berlato, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, invoca il blocco delle frontiere: «Si rimpatri chi non ha i requisiti».
Forcolin Stipare le persone in hub come quello di Cona è sbagliato
Bisato La Chiesa fa la Chiesa. Ma ora è il tempo di chiudere Cona