Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Inchiesta su Paolocci, acquisito il suo Pc
I carabinieri sono tornati nella sede dei vigili: nel mirino affidamenti senza gare e multe
Perquisizione nella sede della polizia municipale. Ieri due carabinieri e il consulente informatico della Procura hanno acquisito alcuni documenti dai computer che erano in uso all’allora comandante Antonio Paolocci. Sotto la lente le determinazioni dirigenziali per affidare appalti senza gara, la legittimità delle proroghe concesse a Megasp per la gestione informatizzata delle multe e il funzionamento del software riguardante gli autovelox.
Ancora una perquisizione, l’ennesima da novembre dell’anno scorso, nella sede della Polizia Municipale in via Gozzi. Nel primo pomeriggio di ieri, due carabinieri insieme con un consulente informatico nominato dalla procura hanno acquisito alcuni documenti dai computer che erano in uso all’allora comandante Antonio Paolocci, chiamato a ottobre 2014 da Cittadella a Padova dall’ex sindaco Massimo Bitonci e poi rimosso, un paio di mesi fa, dal primo cittadino in carica Sergio Giordani. Come noto, sulla base di alcuni esposti anonimi ma molto circostanziati, i magistrati stanno compiendo accertamenti praticamente sull’intero operato di Paolocci all’ombra del Santo. Tanto che, come persone in formate sui fatti, sono stati sentiti anche alcuni amministratori comunali dell’epoca, tra cui l’ex assessore alla Sicurezza Maurizio Saia che, proprio per i ripetuti dissidi con l’allora capo dei vigili urbani, è stato decisivo per determinare la caduta anticipata di Bitonci, sfiduciato proprio a novembre dello scorso anno da 17 consiglieri, 12 d’opposizione e 5 di maggioranza, tra i quali la sorella dello stesso Saia, Fernanda.
La procura si sta concentrando in particolare su oltre 250 determinazioni dirigenziali firmate da Paolocci e relative a una lunga serie di appalti affidati in maniera diretta, cioè senza lo svolgimento di un’apposita gara. La maggior parte di queste assegnazioni, non a caso secondo i magistrati, riguarda spese inferiori ai 40mila euro. Ovvero proprio la cifra al di sotto della quale non è obbligatorio effettuare una selezione, mentre è invece possibile, come appunto è successo, individuare direttamente l’affidatario.
Ma non è finita qui. La procura infatti sta verificando pure la legittimità o meno delle varie proroghe concesse dallo stesso Paolocci alla padovana Megasp per l’attività di gestione informatizzata di tutte le multe comminate dalla Polizia Municipale. Inoltre, nel mirino dei magistrati, c’è anche il funzionamento del software riguardante gli autovelox fissi montati lungo le tangenziali cittadine. Un software che, proprio con l’arrivo di Paolocci al comando dei vigili urbani, è passato sotto il controllo della Polizia Municipale. Mentre prima se ne occupava il settore Mobilità. Le indagini della procura, che durano ormai da più di un anno, sarebbero a un punto di svolta. E la perquisizione di ieri, che come detto si è concentrata sui computer degli uffici di via Gozzi, pare essere stata proficua. Tanto che, sempre come persone informate sui fatti, potrebbero presto essere convocati in via Tommaseo alcuni dirigenti e funzionari del Comune.
Insomma, per l’ex comandante Paolocci, che nel frattempo è tornato a Cittadella senza però i gradi di capo, non sembra esserci pace. E’ infatti passato soltanto un mese da quando il sostituto procuratore della Corte dei Conti di Venezia Chiara Imposimato ne ha disposto la citazione in giudizio per danno erariale, insieme con l’ex vicecomandante Maria Luisa Ferretti (oggi trasferita all’Anagrafe), chiedendo loro un risarcimento danni monstre di quasi quattro milioni di euro. La vicenda, come si ricorderà, è quella delle oltre 100mila multe degli autovelox annullate alla vigilia di Natale 2014 dall’allora sindaco Bitonci per un presunto malfunzionamento degli apparecchi, che avrebbe potuto comportare una pioggia di ricorsi contro il Municipio da parte degli automobilisti sanzionati.
Secondo i magistrati contabili, però, il sistema informatico funzionava come doveva e quindi, del presunto danno erariale dovuto a quella mega sanatoria, dovranno ora rispondere Paolocci e Ferretti. Cioè i due che, in assenza di delibere di giunta, firmarono le determinazioni d’annullamento delle multe.