Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Don Lorenzo: «Abbiamo pianto insieme»

La Diocesi: offerto un riparo caldo e sicuro. Ma i sindacati: ore d’attesa fuori

- (m.n.m.)

«Stanotte abbiamo pianto insieme. Noi questi ragazzi li conosciamo bene, sono alla ricerca di un po’ di dignità, dopo averne passate di tutti i colori». Parole di padre Lorenzo Snider, nominato dal vescovo di Padova, Claudio Cipolla, delegato per l’assistenza spirituale dei migranti nei centri di Cona e Bagnoli. Ha seguito il drappello in fuga. «Tra loro c’è chi è uscito dalla ex caserma per la prima volta da quando è arrivato, sei o addirittur­a dodici mesi fa — racconta il sacerdote —. Al dolore per aver lasciato i loro Paesi e per aver assistito impotenti alla morte di amici e parenti, allo choc delle torture viste e subite in Libia, alla paura per la traversata del deserto prima e del mare dopo, ora si aggiunge la frustrazio­ne per una burocrazia dai tempi eterni. Non si può aspettare due anni per sapere se la domanda di asilo è stata accolta o meno».

In collaboraz­ione con la Caritas e le parrocchie, padre Lorenzo organizza incontri con la cittadinan­za in cui i profughi raccontano la loro storia, ogni venerdì nelle chiesetta di Cona e San Siro di Bagnoli si riunisce in preghiera o in riflession­e spirituale con chi lo chiede. Ha perfino creato un coro con una quarantina di migranti, che la domenica allieta la messa di una parrocchia della Diocesi turno. «E’ giusto che si facciano conoscere per quello che sono — chiude il delegato del vescovo — solo così si superano paure e pregiudizi. Ma quando esplode la frustrazio­ne, è difficile ragionare».

A dialogare con il gruppo di «fuggitivi», precisa la Diocesi di Padova, c’erano anche il parroco di Codevigo, don Michele Fanton, e il direttore della Caritas Padova, don Luca Facco, che spiega: «Abbiamo lavorato insieme per capire la situazione e poi, sapendo che i ragazzi erano di passaggio e interagend­o direttamen­te con loro, abbiamo aperto la chiesa per offrire un ricovero caldo e sicuro per la notte». «Abbiamo aspettato nel cortile della chiesa di Codevigo fino alle 23.30 — dice Federico Fornasari dell’Usb — sono venuti parroco e sindaco. Il primo non ha mai aperto bocca, il secondo ha esortato i ragazzi a tornare a Cona». «Prima di aprire le porte è stato concordato il comportame­nto da tenere, di ordine e rispetto — nota don Luca —. La chiesa è rimasta riscaldata tutta la notte e sono stati aperti i servizi igienici del centro parrocchia­le. Abbiamo pregato per il ragazzo morto nel tragitto ed è stato un momento molto intenso».

Don Luca Abbiamo cercato di capire il perchè di questa marcia

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La protesta I migranti di Cona

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