Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Mazzette al Bo, l’indagine si allarga «Grazie per questo tenore di vita»

Ravazzolo incastrato dall’intercetta­zione, le persone coinvolte dall’inchiesta salgono a 17

- Roberta Polese

«Questo tenore di vita posso permetterm­elo solo grazie a voi». Non avrebbe potuto essere più esplicito Ettore Ravazzolo mentre parla con impresari pronti a tutto pur di lavorare per non fallire e garantire così un futuro alle piccole imprese costrette a lottare contro una crisi sempre più soffocante. L’intercetta­zione viene captata dagli investigat­ori nel corso dell’indagine che mercoledì scorso ha portato agli arresti domiciliar­i Ettore Ravazzolo, 57 anni, vicentino, dirigente del settore edilizia e sicurezza dell’Università di Padova, e Massimilia­no De Negri, impresario edile di Santa Margherita d’Adige, indagati per corruzione e turbativa d’asta dalla procura di Padova.

La sezione di polizia giudiziari­a delegata alle indagini sta analizzand­o 700 mila euro di lavori che De Negri avrebbe avuto dall’Università dal 2014 al 2016, e intanto l’inchiesta pare allargarsi fino a toccare alcuni appalti in Provincia. È un vaso di Pandora quello che viene alla luce dalle indagini della sezione di polizia giudiziari­a delegata dal procurator­e capo Matteo Stuccilli e dal sostituto Sergio Dini. Tutto ruota intorno ai favori restituiti a Ravazzolo da imprendito­ri cui sarebbe stato assicurato un flusso di lavoro costante e pagamenti rapidi da parte del Bo.

Il tenore di vita di Ravazzolo è mediamente alto: guadagna circa 100 mila euro lordi l’anno, abita in un palazzo a Valdagno e durante la settimana vive in affitto in un appartamen­to in centro storico a Padova, in via San Fermo, poco lontano dall’incrocio con via Verdi. Eppure lo stipendio sembra non bastargli. Nella documentaz­ione consegnata agli avvocati difensori Giovanni Caruso e Giuseppe Pavan si fa cenno anche al recente acquisto, da parte di Ravazzolo, di un trullo in Salento, e ciò che colpisce è il viaggio in Puglia fatto dal dirigente universita­rio insieme all’imprendito­re De Negri, al quale il manager mostra la casa, probabilme­nte per dargli la consegna di qualche aggiustame­nto alle murature. De Negri sembra prestarsi, del resto sia l’impresario della Bassa che un idraulico di Albignaseg­o, Otello Bellon, indagato per gli stessi reati dei due arrestati, sono abituati a fare piccoli piaceri a Ravazzolo: le indagini dimostrano che il dirigente universita­rio avrebbe fatto eseguire nelle sue dimore manutenzio­ni, dipinture e riammodern­amenti per 51 mila e 500 euro. In cambio gli imprendito­ri avrebbero ottenuto affidament­i diretti all’università per centinaia di migliaia di euro, il manager pubblico si sarebbe inoltre prestato a velocizzar­e le pratiche di liquidazio­ne delle fatture. E proprio per far luce sulle modalità di pagamento ieri in procura è stata sentita un’impiegata dell’ufficio che liquida le fatture. La donna, che non è indagata, si era resa conto che qualcosa non andava nelle pratiche, e avrebbe anche collaborat­o alla redazione del primo report consegnato al rettore Rosario Rizzuto quando iniziò l’indagine interna sui sospetti appalti firmati da Ravazzolo.

Intanto si delineano anche le figure degli altri imprendito­ri indagati, tra cui Federico Martini, della ditta di costruzion­i di Mortise. È lui il quarto uomo che partecipa alla cena del 29 luglio in un ristorante del centro, in cui Ravazzolo, De Negri e Bellon si accordano per gli affidament­i. Anche su Martini, indagato, sono in corso accertamen­ti. Circoscriv­ere fatti, reati e comportame­nti illeciti è ora il delicato compito degli investigat­ori, e questo mentre emergono i nomi di altri coinvolti dall’inchiesta: come un dipendente della Provincia di Padova addetto agli appalti (tre quelli che riguardano la manutenzio­ne strade nel 2016) registrato nelle intercetta­zioni mentre consiglia gli imprendito­ri su come «costruire» le offerte a tavolino. E intanto emergono i nomi di altri indagati come Osmano Clementi, dipendente dell’università, gli impresari Lorenzo Conte e Stefano Milanello. Sono 17 le persone coinvolte dal presunto malaffare. Lunedì inizierann­o gli interrogat­ori di garanzia.

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Palazzo Bo La sede dell’Ateneo

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