Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dalla Lega al Grande Nord, la carica degli ex
Patto a Venezia: «Pronti alle elezioni»
Si sono dati appuntamento a Venezia per un incontro che i protagonisti hanno voluto paragonare a quello del 1989 tra Bossi e Rocchetta, che diede vita alla Lega Nord. E d’altronde, erano quasi tutti ex leghisti quelli che ieri hanno sancito il patto del «Grande Nord»: l’ex sottosegretario alla Sanità Francesca Martini, gli ex deputati Callegari e Goisis, gli ex consiglieri regionali Furlanetto, Bozza, Zambon.
Con loro, l’ex capogruppo del Carroccio alla Camera, il lombardo Marco Reguzzoni: «Ci presenteremo alle Politiche e alle Comunali - ha annunciato-, dopo la svolta nazionale di Salvini per noi al Nord ci sono praterie».
Salvini? «Il felpetta». Maroni? «Bagonghi». Zaia? «Bravo fiol bon da niente, ha fatto zero». E vabbè, dei vecchi compagni di strada non gliene va più a genio uno alle agguerrite falangi di «Prima il Veneto» e «Veneto Stato» che ieri, all’Hotel Amadeus di Venezia, hanno stretto un patto di sangue con «Grande Nord», il movimento fondato nel maggio scorso da Marco Reguzzoni (ultimo potente capogruppo alla Camera della Lega bossiana, defenestrato da Salvini dopo la notte delle scope) e Roberto Bernardelli (volto arcinoto dell’indipendentismo lombardo, nel 2014 fu arrestato assieme a Franco Rocchetta e Luigi Faccia con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo ed eversione).
Accanto a loro ci sono l’ex sottosegretario alla Sanità Francesca Martini, gli ex deputati Corrado Callegari (tessitore del patto, ha portato i saluti dell’ex presidente della Provincia di Vicenza Manuela Dal Lago) e Paola Goisis, gli ex consiglieri regionali Santino Bozza, Giovanni Furlanetto e Emilio Zambon, l’ex presidente dell’Interporto di Rovigo Antonello Contiero, l’ex presidente di Veneto Agricoltura Paolo Pizzolato, l’ex sindaco di Dolo Maddalena Gottardo, l’ex assessore al Bilancio della Provincia di Venezia Pierangelo Del Zotto. Tutti ex leghisti, anche se proprio Del Zotto ci tiene a precisare: «Non siamo reduci e non siamo nostalgici. Siamo stati gli unici coerenti con la nostra storia, i nostri valori e i nostri ideali e per questo siamo stati spazzati via da gente che si preoccupava solo dei propri interessi di bottega. Abbiamo attraversato il deserto». Nessuna nostalgia, però il lessico è quello della Lega dei primi anni Novanta (il «sindacato del Nord», la «questione veneta», «Roma ladrona», lo Stato «mafioso e vampiro», «padroni a casa nostra» e «come diceva Miglio») e lo stesso Reguzzoni rievoca il patto fondativo tra Bossi, Rocchetta e Marin del 1989: «Oggi qui stiamo ripercorrendo la stessa strada». Ma Bossi, più volte citato come ispiratore della nuova iniziativa politica («Ci dà parecchie idee, ci ha inoculato un sogno da cui non riusciamo a guarire»), dov’è? «Sta subendo un trattamento che non si merita - dice Reguzzoni amaro - so che sta vivendo un momento di ripensamento».
Nell’attesa, Grande Nord si organizza: «Presenteremo nostri candidati alle Politiche in tutti i collegi - spiega Reguzzoni - e anche alle amministrative, a cominciare dalle Regionali in Lombardia». In effetti c’è in sala Giulio Arrighini, pure lui ex deputato, che ha già lanciato la sua sfida a Maroni e anche se nomi non se ne fanno, si fa intendere che ci saranno candidati a sindaco anche a Vicenza e Treviso. Con una certezza: «Mai con la Lega». Circostanza che è poi all’origine della frattura consumatasi sul nascere con l’ala di Grande Nord che fa capo a Roberto Agirmo, l’indipendentista che prometteva sconti nella sua agenzia viaggi a chi avesse votato Sì al referendum del 22 ottobre. «Ecco - è andato giù piatto Bernardelli - a noi questi strabici qui, quelli che dicono “sì, il progetto è interessante... però c’è Zaia... però c’è Maroni, via!, fuori dalle balle». Neppure il referendum li convince: «A Maroni non gliene fotteva niente, è stata tutta una mossa preelettorale in vista delle Regionali» (ancora Bernardelli); «Zaia è rimasto imprigionato, avrebbe potuto andare a Roma lunedì 23 ottobre e invece è ancora qui che fa melina con i tecnici, i tavoli, i gruppi di lavoro. Un cammello è un cavallo uscito da un gruppo di lavoro: vedrete, finirà così anche con l’autonomia del Veneto» (Del Zotto).Vien da pensare che tanta severità sia dovuta al profluvio di «ex» in platea ma Reguzzoni smentisce: «Siamo pragmatici, ci interessano le cose da fare non con chi si fanno. Come diceva Miglio, se necessario ci sediamo al tavolo pure col diavolo. Niente finte, però, tipo quella di Zaia sui vaccini». E Bernardelli rincara: «Tanto qua non si recuperano careghe anzi, chi viene con noi ha più probabilità di perderla che di trovarla».
«Secessione» è la parola d’ordine e un’agguerrita Martini avverte: «Oggi ricostruiamo una squadra, siamo pronti e abbiamo tanta voglia di lavorare. Siamo antipolitici, antipartitici, antisistema, contro i parassiti che a Roma campano sulle nostre spalle». Applausi in sala e Bernardelli se li gode: «Il “felpetta” ci ha fatto una favore enorme a togliere il “Nord” dalla Lega Nord. Davanti a noi si aprono praterie».