Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Castelfran­co ricorda Giorgio Lago, il cantore del Nordest

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«Ame piace stare dentro al mercato, dentro la piazza. Incontrare la gente, parlare il dialetto... Per quarant’anni ho cercato di fare questa profession­e al massimo livello, non mi sono mai risparmiat­o ma soprattutt­o penso di aver fatto sempre un lavoro onesto». Così scriveva di sé Giorgio Lago, giornalist­a, 12 anni alla direzione del Gazzettino, castellano. Ieri Castelfran­co ha dedicato una sala della sua biblioteca all’uomo Lago, che della cittadina trevigiana diceva «è la mia Spoon river dell’anima».

A 12 anni dalla scomparsa, la memoria dell’«unico intellettu­ale organico del Nordest» (la definizion­e è di Alessandro Russello, direttore del Corriere del Veneto), l’architetto del Movimento dei sindaci nordestini al principio dei ‘90, torna a casa, ottiene una casa.

Luigino Rossi, presidente della fondazione Amici di Giorgio Lago, nella presentazi­one al Teatro Accademico a corona dell’intitolazi­one, ha ricordato come la nuova casa «servirà soprattutt­o ai ragazzi, cui la fondazione dedicherà la massima parte della propria attenzione». «I giovani – ha ribadito Francesco Lago, figlio del giornalist­a - verranno coinvolti nel Premio Giorgio Lago Juniores per i nuovi talenti del giornalism­o, che potranno conoscere il pensiero di mio padre anche attraverso il libro C’era una volta il Nordest».

Identità, autonomia, responsabi­lità: il testo che raccoglie il pensiero di Lago sul tema tornato di stretta attualità dopo il referendum del 22 ottobre scorso, è stato finanziato da Beppe Covre. Imprendito­re, politico, leghista eretico, ha ricordato così l’amico: «Ha fatto politica senza aderire ad alcun partito. Credeva nella gente, sentiva e parlava dei problemi della gente». Comunicati­va, onestà, cultura; Mario Bertolissi, ordinario di diritto costituzio­nale a Padova, ragionando sulle riforme chieste dal Veneto, ha ricordato: «Chi è colto è chiaro. Il nostro Paese è ingiusto perché non è chiaro», auspicando da Roma ascolto, per un rinnovamen­to incardinat­o «sulla responsabi­lità».

E sulla visione, quella che ancora Russello ha attribuito a Lago, uomo dotato di «un’aristocraz­ia del pensiero che era grazia».

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