Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Lei» di Veladiano La storia umana della madre di Gesù

«Lei», l’ultimo romanzo di Veladiano, è incentrato sulla vicenda della madre di Gesù

- De Michelis

Lei perentoria­mente si intitola il romanzo di Mariapia Veladiano (Guanda, 17 euro) che dà voce a Maria, madre di Gesù, per dare conto della sua attesa del figlio, della di lui nascita e di quel che avvenne negli anni successivi sino al giorno nel quale morì crocifisso, anzi meglio, per lasciare alla sua voce il ricordo di quell’esperienza, dei molti sentimenti e delle inquietudi­ni e delle riflession­i che suscitò.

Non è un testo narrativo, se non sommariame­nte, perché la scrittrice dà ovviamente per conosciuta la vicenda, piuttosto un’intima memoria lirica, in prosa e in versi, nella quale riscoprire la straordina­rietà di un’avventura quasi sovrumana e le emozioni che la accompagna­no, un canto che si aggiunge ai tanti altri che la tradizione cristiana ci ha consegnato insieme alla varietà di un’iconografi­a, che dall’Annunciazi­one arriva sino alla Pietà, con una ricchezza di situazioni e di temi che ha animato la storia sacra e acceso la fantasia dei fedeli nel perenne rinnovarsi del culto mariano, insieme terragno come nessun altro ma anche sublime, popolare e domestico, ma anche profondame­nte nobile e spirituale.

Lei prende subito la parola, ben cosciente di quanto intanto è successo nel corso dei secoli e dei millenni; è - riconosce- umile e orgogliosa a un tempo, «una donna corale. Un’opera collettiva... scritta da uomini e donne di ogni tempo»; «come l’aria che si respira, l’acqua che dà vita, l’abbraccio di cui si ha bisogno» appartiene a ciascuno e a tutti, «ancora e per sempre»: «sono madre e non c’è fine al desiderio di essere figli».

Maria è una donna semplice che ha condiviso il destino femminile, diventando­ne una testimone esemplare, anzi quanto più la sua vicenda è unica, tanto più ricalca le orme di ogni altra; «sorella di tutte le madri» ripete il loro itinerario di gioia e di sofferenza, la loro metamorfos­i nell’altro che verrà, fino alla disperazio­ne di assistere alla sua morte atroce e terribile - «il male di un figlio che muore è oltraggio al cospetto dell’uomo e di Dio» - e quindi al mistero della resurrezio­ne.

Nei Vangeli e nei ritratti non ride mai, tesa e severa nel suo impegno materno carico di responsabi­lità e di dolore, affannata, senza comprender­e il suo destino speciale - «sono la madre che ha amato senza capire» -, riconosce che ciò nonostante è stata felice, «felice della felicità che arriva come una sorpresa», che anche lui «è stato un bambino felice», perché «la vita è questo servire la vita, servire e amare la vita è accogliere la gioia che viene e il tempo in cui gioire è impossibil­e».

Ricordate le parole che Jacopone mette in bocca a Donna De Paradiso..., cariche di amore e pietà, invocanti come una preghiera: «Figlio bianco e vermiglio,/ figlio senza simiglio,/ figlio, a chi m’apiglio?/ Figlio, pur m’hai lassato!/... Figlio dolze e placente,/ figlio, hatte la gente/ malamente trattato»; ecco, quelle di Veladiano posseggono uguale immediatez­za espressiva, la stessa forza amorosa, identica pena e ansia di misericord­ia: la maternità non è una scelta o un progetto, piuttosto si apparenta al dono, alla grazia, perché il figlio «non è mai stato nostro» e non è «per noi».

«La vita che arriva cambia il mondo» spiega a se stessa Maria, perché essa giunge nelle nostre mani senza che sia stata «opera nostra», «arrivata come arriva la vita», e a noi resta di «amare anche senza sapere», tocca di «fare quello che è giusto anche senza sapere tutto»: Veladiano riesce a dare voce a Lei senza perdersi nelle astrazioni di una riflession­e teologica, parlando in tono intenso, ma restando vicina, per quanto è possibile vicina, alla nostra esperienza quotidiana, alla sensibilit­à che ci appartiene, moderna cioè, nello sforzo di restare coi piedi per terra, prima di essere assunta altrove.

Visione La scrittrice vicentina ripercorre un destino femminile, senza astrazioni teologiche

Icona Una donna semplice che affronta un itinerario di gioia e dolore

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