Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Profughi, i paletti della Diocesi: accogliere ma nella legalità
L’editoriale della Difesa del Popolo: «Che scopo hanno i sindacati di base che li guidano? E fanno bene?»
«Quanto a lungo è immaginabile che decine di persone si spostino nel territorio, confidando nell’ospitalità delle parrocchie?». E’ questo l’interrogativo, provocatorio quanto basta, che guida l’editoriale del direttore della Difesa del Popolo Guglielmo Frezza nell’edizione del settimanale diocesano in edicola oggi. Un’edizione che in prima pagina, in maniera altrettanto netta, titola così: «Accoglienza più giusta. Nella legalità».
Ci si riferisce, chiaramente, a quanto successo nei giorni scorsi quando una cinquantina di profughi, dopo aver abbandonato il centro di Cona (Venezia), ha trovato rifugio prima a Codevigo e poi a Piove di Sacco, sempre in spazi messi a disposizione dalla Chiesa. E dopo, al termine di un sit-in di protesta sotto le finestre della prefettura di Padova, sono stati sistemati a Rubano, ancora in locali della Diocesi, per poi rientrare nella provincia lagunare.
«Diciamolo subito, a scanso di equivoci – premette Frezza – Gli hub non sono la soluzione giusta al problema rappresentato dal crescente numero di richiedenti asilo. E non lo sono non solo perché le strutture individuate, di solito vecchie basi militari in disuso, non hanno i requisiti necessari, ma anche perché costringere centinaia di persone ad attendere per un tempo lunghissimo, senza la possibilità d’impegnarsi in una qualche attività, senza un minimo di privacy e senza efficaci percorsi d’inserimento, significa creare le condizioni per un’emergenza continua». Il sistema più adatto, secondo il direttore, è invece quello della micro accoglienza, nel quale la Chiesa «è impegnata concretamente».
Poi però Frezza torna a quanto accaduto a inizio settimana: «Chi li guida (il riferimento è ancora ai profughi, ndr), ovvero esponenti dei sindacati di base, con quale scopo bussa alle varie porte? E con quali possibili conseguenze sullo status di queste persone? Stiamo facendo il loro bene, in questo modo? E, per la Chiesa, è possibile accogliere senza un dialogo e uno stretto coordinamento con le istituzioni? Se le macro accoglienze non funzionano – sostiene il direttore – la risposta va cercata con uno sforzo comune, ma sempre nell’alveo della legalità. Perché solo la cornice delle leggi può garantire il rispetto di tutti i valori e i diritti in gioco».
Il dubbio Quanto ancora contare sull’ospitalità dei parroci?