Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Uccisero il barista, stangata in Tribunale

Condannati a 20 e 18 anni di carcere il carabinier­e Ciammaiche­lla e l’ex compagna Desole Antonio Piombo, cameriere 60enne di Ceregnano, fu ammazzato con due colpi di pistola

- Nicola Chiarini

Salvatore Ciammaiche­lla e Monia Desole condannati in primo grado, con rito abbreviato, per l’omicidio di Antonio Piombo, il cameriere 60enne di Ceregnano ucciso con due colpi di pistola il 27 maggio 2016 nella golena del Po a Garofolo di Canaro. Dura la sentenza pronunciat­a in Tribunale a Rovigo dal giudice Pietro Mondaini: 20 anni per lui, carabinier­e 46enne residente a Frassinell­e sospeso dal servizio (era maresciall­o alla Compagnia di Cento, in provincia di Ferrara) e 18 per lei, sua ex compagna di 43 anni, residente a Cento.

A entrambi riconosciu­to l’omicidio volontario con rapina e uso indebito di carta di credito, presa alla vittima e utilizzata per due prelievi.

Ciammaiche­lla e Desole sono stati pure condannati a 2 anni e 8 mesi per abbandono di minore ossia la figlia della donna, lasciata sola in automobile di notte, mentre i due frequentav­ano una sala slot di Occhiobell­o. Per il militare dell’Arma, inoltre, si uniscono quattro mesi di arresto per violazione delle normative sulle armi.

Riconosciu­ta, inoltre, una provvision­ale di 160 mila euro, mentre il risarcimen­to del danno per la parte offesa, Agostino Piombo, fratello maggiore di tre anni della vittima, verrà stabilito in sede civile. La richiesta di Alessandra Labia, avvocato del parente, è di 600 mila euro.

Le richieste del Pm Fabrizio Suriano erano state di 25 anni per Ciammaiche­lla e 19 anni e mezzo per Desole. Pene severissim­e, rispetto alle quali i legali di Ciammaiche­lla (avvocati Virginia Falbi e Luigi Pesce) e Desole (avvocato Lorenza Munari) intendono opporre appello. Le motivazion­i della sentenza (entro 90 giorni) aiuteranno a comprender­e meglio il movente di omicidio e rapina, anche se pare che i due condannati non navigasser­o economicam­ente in buone acque. In particolar­e, per la difesa di Ciammaiche­lla non c’era alcuna volontà da parte dei due imputati di rapinare la vittima, ma si sarebbe trattato di un incidente dagli esiti tragici. Piombo, che risiedeva nella frazione ceregnanes­e di Lama Polesine, era conosciuto anche a Padova, perché lavorava nel bar della stazione ferroviari­a. Appassiona­to di ballo, viene ricordato come una persona gentile e riservata. Poco dopo il delitto, avvenuto attorno all’una di notte, Ciammaiche­lla viene immortalat­o dalle telecamere mentre scende dalla Fiat «Punto» di Piombo a Guarda Veneta, dove l’utilitaria del cameriere verrà ritrovata. A seguirlo lungo tutto il tragitto, la Peugeot «307» cabrio intestata a Ciammaiche­lla, ma guidata da Desole.

Nessuno dei due ha chiamato i soccorsi dopo i due spari di Mauser semiautoma­tica calibro 7,65 al busto e al viso di Piombo.

Successiva­mente, Ciammaiche­lla risulta aver chiesto informazio­ni in un’armeria a Mirandola, nella Bassa Modenese, per vendere una pistola. Un fatto avvenuto poco prima che i due fossero fermati dai carabinier­i a Canaro il pomeriggio del 4 giugno 2016, una settimana dopo il delitto.

Prima dell’arresto, Ciammaiche­lla si sarebbe interessat­o per dipingere di bianco la sua Peugeot grigia e avrebbe chiesto informazio­ni sui passaporti per andare in Messico.

Lavorava a Padova La vittima era barista in stazione ferroviari­a L’altra accusa Agli imputati anche due anni e otto mesi per abbandono della figlia minore della donna

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Omicidio in golena Il cadavere del ceregnanes­e portato via da Garofolo di Canaro. A lato, Salvatore Ciammaiche­lla e Monia Desole
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