Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Bataclan virtuale per gli studenti Solesin: una follia

Job&Orienta, critiche al video della Regione. Il regista: i ragazzi hanno capito

- Di Giacomo Costa

Èpolemica sull’installazi­one voluta dalla Regione a Job&Orienta in fiera a Verona. Lì, nello stand patrocinat­o da palazzo Balbi, il regista vicentino Giancarlo Marinelli ha deciso di ricreare virtualmen­te la strage terroristi­ca del 2015 al Bataclan di Parigi. Il fratello di Valeria Solesin, Dario: «Mi sembra una follia».

VENEZIA «A me pare una follia».

Dario Solesin, il fratello di Valeria, fatica quasi a trovare le parole per commentare l’installazi­one voluta dalla Regione Veneto a «Job&Orienta», la grande esposizion­e dedicata ai percorsi di formazione organizzat­a nel polo fieristico di Verona.

Lì, nello stand patrocinat­o da palazzo Balbi, il regista padovano Giancarlo Marinelli ha deciso di ricreare la tragica notte del 13 novembre 2015 al teatro Bataclan di Parigi, dove un commando di terroristi ha fatto irruzione nel bel mezzo di un concerto, minacciand­o e uccidendo decine di ragazzi. Infilandos­i un paio di cuffie e un visore per la realtà virtuale chiunque può quindi ritrovarsi nel bel mezzo della folla, ai piedi del palco, prima conquistat­o dalla musica e dall’euforia dei coetanei, poi tenuto sotto il tiro di un fucile mitragliat­ore, due occhi spaventosi che prendono la mira dietro a un passamonta­gna nero. Poi la scena cambia, si apre in un paesaggio, e la narrazione invita gli spettatori-attori a riflettere sul futuro e sulla fugacità della vita. Un’esperienza choc, che se per qualcuno è tanto efficace quanto forte, per altri rischia di spettacola­rizzare l’accaduto, senza tributare il giusto rispetto alle 130 vittime di quella notte di paura. Nel lungo elenco di nomi perduti, c’è anche quello di Valeria, veneziana di 28 anni trapiantat­a nella capitale francese, divenuta il simbolo di una guerra spietata che taglia il futuro anche dei giovani più promettent­i. In due anni di cordoglio, proprio la famiglia Solesin si è distinta per il suo lutto lontano dalle strumental­izzazioni e mai macchiato dal rancore. Ma l’installazi­one di Marinelli ha fatto scuotere la testa anche a loro, che l’hanno condannata senza appello.

«Il regista – ipotizza il preside Alberto Solesin, padre di Valeria - avrebbe potuto dedicarsi a riprodurre un attacco a baionetta della prima guerra mondiale, quando migliaia di ragazzi andarono al macello per conquistar­e un palmo di terra. O concentrar­si sulle immagini di chi correva verso una mitragliat­rice durante la seconda guerra per partecipar­e alla propria morte. Quella sarebbe stata una ricostruzi­one storica». Della stessa opinione anche il figlio Dario, secondo cui si sarebbero potuti trovare altri metodi e altri esempi per portare avanti la riflession­e voluta da Marinelli: «Non è un’idea che condivido, mi sembra una vera follia».

«Non mi va - replica il regista Marinelli - di fare polemica con chi ha sofferto per questa tragedia. Ma non credo che la mia opera sia una follia. Le follie sono altre. E quello che ho realizzato per i ragazzi era un omaggio proprio a chi, come Valeria, purtroppo non c’è più. E gli studenti l’hanno capito».

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Il video La simulazion­e della strage

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