Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Stagioni
campi al sole, gli orti davanti le case, il bosco che avanza e la montagna dietro le spalle; lindore, aria pulita, gente serena che poco chiede». L’impressione che ebbe Mario Rigoni Stern vent’anni fa, quando ne sentieri sotto la neve immortalò una giornata «a fare provviste di patate» nei territori del suo altopiano, è ancora intatta. Inalterata. La si può vivere in ogni momento salendo dai ripidi tornanti della Valdastico, incastonati nelle Prealpi vicentine, che conducono a quello che è noto come l’altopiano dei Sette Comuni. O meglio: altopiano di Asiago. Un nome che dal punto di vista dell’enogastronomia ha un secondo nome pure più noto (formaggio Asiago). Ma lì non esiste solo il formaggio.
Nella terra rialzata dai millenni che ospita la neve d’inverno e il fresco d’estate c’è una storia che sgomita per farsi spazio nella tradizione dell’altopiano come le piantine sotto i raggi del sole, si nutre dell’acqua che piove abbondante ogni stagione e trova riparo nel territorio del più piccolo dei Comuni che compongono l’altopiano dei Sette Comuni: Rotzo. La storia antica è quella della Patata di Rotzo De.Co. (denominazione comunale). Un tubero che da duecento anni si coltiva fra gli 800 e i 1000 metri di altitudine della dorsale della Cima di