Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il sindaco: primarie sistema imperfetto, vincono i più bravi o i più organizzat­i?

- Alessandra Ortolan

Alla fine ha vinto il partito. Vai a dire tu che la gente è stanca, che non vota più, che cerca il diverso. Poi guardi i numeri delle Primarie del centrosini­stra a Vicenza e ti trovi più di seimila vicentini che hanno votato per decidere il candidato sindaco e pure che cinquemila e passa elettori hanno espresso il desiderio di vedere tornare a Palazzo Trissino un uomo del Partito Democratic­o. Se la sono giocata, fino all’ultimo minuto Otello Dalla Rosa, il manager dem, e Giacomo Possamai che ha sfiorato il colpo per 38 voti (ne ha avute 2.700), lui che i maggiorent­i del partito vedono come il mediatore fra la politica e l’amministra­zione malgrado la giovane età (ha 27 anni). Tutti gli esponenti vicentini del Pd a Venezia e Roma (Stefano Fracasso e Alessandra Moretti in Regione, la parlamenta­re Daniela Sbrollini) lo sottolinea­no: «È stata una vera prova di democrazia che si è chiusa con un pareggio». Ed è proprio dentro al sistema primarie che il sindaco Achille Variati, l’uomo forte del Pd veneto, legge i dati di domenica. Perché hanno primeggiat­o i candidati del Pd ma ha perso malamente il suo vice, Jacopo Bulgarini d’Elci che si è fermato a meno di mille preferenze, tanto che lui stesso domenica sera ha parlato di «fallimento molto pesante».

Sindaco, come legge il risultato del suo vicesindac­o?

«Le primarie sono uno strumento molto bello per scegliere gli organi uninominal­i come il sindaco, ma sono ancora un meccanismo imperfetto. Sono considerat­e ancora un affare di partito e quindi a votare va chi è iscritto. Difficilme­nte il cittadino va a dire la sua in occasioni come queste. Chi vince allora? Il più bravo o il più organizzat­o? Ce la fa chi è del partito».

Lei ha sostenuto Bulgarini d’Elci e detto che lo rifarebbe ancora.

«L’ho sostenuto, e lo rifarei, perché sono convinto che abbia le caratteris­tiche giuste: è uomo colto, ha grande intelligen­za e ha pure un’esperienza amministra­tiva piuttosto lunga. Non dimentichi­amo che era il mio collaborat­ore più stretto cinque anni fa, prima di diventare vicesindac­o».

Ha però vinto chi ha parlato di discontinu­ità con la sua amministra­zione.

«Dalla Rosa ha parlato di discontinu­ità da me anche per farsi largo tra gli altri due, che sono miei collaborat­ori diretti. Non dimentichi­amo che Possamai era capogruppo Pd in Consiglio. Ma non dimentichi­amo nemmeno che io avevo scelto proprio Dalla Rosa come amministra­tore di Aim Energy».

Non crede possibile che il Partito Democratic­o le abbia presentato qualche conto da saldare?

«Quando ho vinto le elezioni nel 2008 il partito era debole, sfiancato da dieci anni di opposizion­e in consiglio comunale. Ora è il primo partito della città. E comunque io sono un tipo strano, non è così facile intrupparm­i. Quindi si va avanti.». E adesso? «Adesso quello che conta è l’unità. Dalla Rosa faccia un passo indietro e lavori assieme a tutti noi per portare avanti il progetto di città che coinvolga tutta la coalizione anche perché altrimenti rischiamo tutti di farci davvero male, molto male e di perdere il governo della città».

Nessun rimpianto Ho sostenuto Jacopo Bulgarini D’Elci e lo rifarei, uomo colto e di grandi capacità

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