Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Schiaffi e calci ai bimbi Maestra condannata ma lavora in un’altra scuola
Rovigo, la donna li avrebbe anche minacciati. Ora insegna in un’altra scuola
ROVIGO L’accusa era pesante: aver maltrattato i suoi piccoli alunni delle elementari a Bagnolo di Po (Rovigo). Per questo la maestra Silvana Faggion, 52 anni, è stata condannata a un anno e 9 mesi, pena sospesa. Ora l’insegnante è stata trasferita alle elementari di Badia Polesine. Il suo avvocato ha già annunciatoa appello contro la sentenza.
ROVIGO Un anno e nove mesi, con pena sospesa, per aver maltrattato i suoi piccoli alunni delle elementari a Bagnolo di Po (Rovigo). È la sentenza emessa ieri in primo grado nei confronti di Silvana Faggion, maestra 52enne che ora è insegnante di sostegno alle elementari di Badia Polesine. L’avvocato difensore, Francesca Claudi, preannuncia appello contro la decisione del giudice Silvia Varotto.
I fatti contestati vanno dal 2009 al giugno 2011, e nel febbraio 2012 la Faggion era finita agli arresti domiciliari dopo l’indagine condotta dalla squadra mobile rodigina. Stando a quanto emerso dalle indagini coordinate dal pm Sabrina Duò, le lezioni condotte dall’ex maestra alle elementari di Bagnolo di Po erano a dir poco turbolente. La Faggion avrebbe dato ai bambini, quattordici in tutto, schiaffi sul viso e sul collo, calci sugli stinchi, strattoni tanto violenti da far sbattere la testa sul banco.
Punizioni lunghe ore in un angolo della classe, condite dalla minaccia: «Se lo dici ai tuoi genitori, ti punirò ancora».
L’indagine sui presunti maltrattamenti in classe a Bagnolo di Po era cominciata nel maggio 2011 con una confidenza ai poliziotti e una denuncia anonima. Le verifiche erano iniziate con la raccolta delle testimonianze dei genitori e dei colleghi dell’insegnante. Qualcosa era trapelato già in quella fase, ma con fatica. A partire dagli stessi genitori dei bambini, che per la maggior parte non nutrivano sospetti su quanto accadeva in classe. Solo qualcuno aveva chiesto conto alla scuola del comportamento irritabile del figlio, ma senza ottenere risposte. Una prima svolta era arrivata nei due giorni di incidente probatorio del marzo 2013, un anno dopo l’arresto ai domiciliari. Per due giorni i piccoli alunni avevano ribadito al giudice per le indagini preliminari Carlo Negri quanto già raccontato durante le indagini ai poliziotti della squadra mobile. Ovvero che la Faggion alzava le mani. Accuse davanti alle quali Faggion, fin da subito, si era sempre dichiarata estranea. Unica ammissione, un ceffone dato a una alunna. Nega quindi i continui maltrattamenti proseguiti per quasi due anni.
A seguito degli arresti domiciliari, Faggion si era messa in aspettativa. Il Ministero della Pubblica Istruzione aveva svolto sull’accaduto un’ispezione, che all’epoca aveva dato un esito contrario a quello penale: la maestra era stata scagionata da ogni accusa e riammessa all’insegnamento. Anche nel corso del procedimento conclusosi ieri non sono mancati passaggi favorevoli all’imputata. In un’udienza alcuni minori, all’epoca alunni di terza elementare della Faggion, al giudice hanno detto di non ricordare quanto contestato all’insegnante.