Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Trema lo Stabile «Non tagliateci i contributi»
A rischio 100 mila euro di contributi: «Assurdo». Ma Corazzari: «Il Teatro resta una priorità»
Tre anni fa il Consiglio Regionale del Veneto votava la legge che permetteva al Teatro Stabile regionale di fare il grande salto e, dopo un lavoro di trasformazione quasi da crisalide in farfalla, diventare teatro «nazionale». In tempi di rivendicazioni autonomiste potrebbe suonare un epiteto poco qualificante, in realtà c’è la stessa differenza che passa tra la Serie A e le cadette, un abisso.
Dal 2015 lo Stabile, con le due sedi di Padova e Venezia più il Teatro Nuovo di Verona, gioca sullo stesso terreno di metropoli come Milano e Roma, portando in scena calibri paragonabili a Messi, giusto per rimanere in metafora calcistica. Ovviamente, tra i grandi ci si comporta da grandi e si rispettano i severi parametri imposti dal Mibact (il ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), quali il numero di giornate di apertura delle sale teatrali, produzioni realizzate, abbonamenti venduti, pubblico presente e così via. Tutti obiettivi che si raggiungono grazie e un lavoro duro e protratto nel tempo. Ora la Regione del Veneto, socio fondatore e tuttora di maggioranza dello Stabile Nazionale assieme ai Comuni di Venezia e Padova, ha deciso di tagliare i finanziamenti a tutto il comparto dello spettacolo. Per l’istituzione in questione, la percentuale dovrebbe aggirarsi intorno ai 100 mila euro su un totale di 970 mila euro erogati annualmente (nel complesso il Pubblico elargisce 4 milioni e 288 mila euro). Né tanti né pochi, si dirà, ma sufficienti a mettere in ginocchio lo Stabile, come va ripetendo da giorni il suo Cda. «Tagliare non è fare pulizia del bilancio – sottolinea il vicepresidente Giampiero Beltotto –, a quello abbiamo già pensato noi in questi anni. Significa invece innescare un effetto domino che ci porta subito a retrocedere di categoria, vanificando tutti gli sforzi, anche economici, fatti finora». Lo Stabile, infatti, riceve fondi dallo Stato che ha già provveduto a far sapere che, se si tira indietro il socio principale, farà altrettanto. Nel 2018 scade la convenzione triennale e lo Stabile rischia di non rientrare più nella top ten nazionale. Eppure negli ultimi anni il Teatro veneto si è rimboccato le madavanti niche rimettendo in ordine i conti e riuscendo a racimolare oltre il 54 per cento del fatturato totale attraverso risorse che provengono da sbigliettamento, affitti sala e sponsorizzazioni. Il resto (46 per cento) proviene da fondi pubblici, caso raro in Italia dove la media si aggira sul 36 per cento. «Certo, siamo a metà del cammino – prosegue Beltotto -, perché per avere partnership con i privati devi garantire la necessaria visibilità. Ci presentiamo sul mercato dicendo che siamo una realtà sana e culturalmente d’eccellenza, ma se il tuo stesso azionista si tira indietro perché dovrebbe crederci un’azienda esterna?».
Il problema è proprio questo: il tentennamento della Regione a una scelta compiuta solo pochi anni fa è il sintomo di una mancanza di fiducia che si propaga a macchia d’olio. Il vicepresidente non si nasconde la difficoltà generale del momento, tuttavia «se devo operare delle scelte, devo sapere quali sono le ricadute perché, se togli a questo territorio le poche boccate di ossigeno che ha, sterilizzi tutto. Le imprese – aggiunge non sono solo il loro fatturato, ma anche il patrimonio non monetizzabile che creano e noi siamo un’impresa, e pure sana!». Nessuna richiesta di elemosina: «Vogliamo soltanto spiegare agli azionisti le conseguenze delle loro scelte. Venticinque anni fa si sono impegnati in questo Teatro che oggi è al meglio della sua forma economica e culturale. Rispettiamo la volontà degli azionisti, quel che chiediamo è che siano consapevoli di ciò che succederà».
Ma l’assessore regionale alla Cultura, Cristiano Corazzari, getta acqua sul fuoco: «Spesso la stesura iniziale di vari capitoli di bilancio prevede tagli a fronte della complessiva riduzione delle risorse. Con la manovra stiamo cercando di reperire ulteriori risorse per il comparto. Il Teatro Stabile, in assoluto il nostro primo percettore di contributo, rimane una priorità in questo senso», assicura Corazzari. Che chiude: «Con la messa al punto del bilancio vedremo i numeri veri».
I timori di Beltotto Il vicepresidente: «Siamo un’istituzione virtuosa, rischiamo di retrocedere». La replica: «Prematuro parlare di tagli»