Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Mensa di Agripolis No degli studenti alla privatizzazione L’immigrato denuncia gli scafisti e così è regolare
La mensa di Agripolis potrebbe finire a un privato. A denunciarlo il sindacato Studenti per-Unione degli universitari (Udu) che ieri ha organizzato un doppio sit-in davanti all’Esu in via San Francesco e nel campus di Legnaro: gli studenti hanno scovato una delibera della Regione che chiede all’Esu di avviare una gara d’appalto per la gestione della mensa, ora affidata alla partecipata «Esu gestione e servizi Srl». Secondo gli studenti, lo spunto nasce da un decreto legislativo che obbliga gli enti pubblici a sciogliere le partecipate che non gestiscono servizi essenziali: l’Udu ricorda che la ristorazion e universitar ia rientra nel diritto allo studio e si oppone alla privatizzazione. «Le cucine della mensa Agripolis sono eccellenti e moderne, consentiranno al privato vincitore della gara di fornire anche pasti all’esterno non rivolti agli studenti, incrementando i guadagni — dice Enrico Mazzo, coordinatore dell’Udu — Tutto ciò comporterà una perdita di qualità del servizio agli studenti». E ieri la Regione ha approvato il protocollo d’intesa per la valorizzazione della Corte Benedettina, sempre a Legnaro: il complesso, tra i beni non più funzionali della nuova Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario (Avisp) dopo lo scioglimento di «Veneto Agricoltura», ospiterà strutture assistenziali, centri di ricerca e laboratori di trasferimento tecnologico in sinergia col Comune e il Bo.
Lo stereotipo dell’immigrato-delinquente contraddetto dagli esempi d’integrazione portati dalla cooperativa Popolus di Padova.
C’è chi denuncia gli scafisti come Boubacar Diarra, 31 anni, del Mali, che ha aiutato le autorità italiane ad arrestare gli organizzatori del suo viaggio inumano dall’Africa. Per questo gli è stato concesso un permesso di soggiorno di 5 anni e oggi aiuta profughi come lui ad ottenere documenti o trovare lavoro.
O John Aiah Mbayoh, 26 anni, della Sierra Leone, diplomato in Informatica e Scienze che
Corte Benedettina Ex polo di «Veneto Agricoltura» verso ricerca e assistenza
sogna di diventare medico. Nel suo Paese ha lavorato come informatico in un laboratorio di biologia ma, non essendo riconosciuto il suo titolo di studio in Italia, ha ricominciato a studiare (e lavora come aiuto cuoco) per garantire un futuro migliore alla sua famiglia.
Entrambi fanno volontariato con la coop «Popolus» di Padova. Sono un esempio delle tante persone che scappano dalla guerra e dalla fame, che vogliono lavorare onestamente e non far del male a nessuno.