Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Mensa di Agripolis No degli studenti alla privatizza­zione L’immigrato denuncia gli scafisti e così è regolare

- Alessandro Macciò Silvia Moranduzzo

La mensa di Agripolis potrebbe finire a un privato. A denunciarl­o il sindacato Studenti per-Unione degli universita­ri (Udu) che ieri ha organizzat­o un doppio sit-in davanti all’Esu in via San Francesco e nel campus di Legnaro: gli studenti hanno scovato una delibera della Regione che chiede all’Esu di avviare una gara d’appalto per la gestione della mensa, ora affidata alla partecipat­a «Esu gestione e servizi Srl». Secondo gli studenti, lo spunto nasce da un decreto legislativ­o che obbliga gli enti pubblici a sciogliere le partecipat­e che non gestiscono servizi essenziali: l’Udu ricorda che la ristorazio­n e universita­r ia rientra nel diritto allo studio e si oppone alla privatizza­zione. «Le cucine della mensa Agripolis sono eccellenti e moderne, consentira­nno al privato vincitore della gara di fornire anche pasti all’esterno non rivolti agli studenti, incrementa­ndo i guadagni — dice Enrico Mazzo, coordinato­re dell’Udu — Tutto ciò comporterà una perdita di qualità del servizio agli studenti». E ieri la Regione ha approvato il protocollo d’intesa per la valorizzaz­ione della Corte Benedettin­a, sempre a Legnaro: il complesso, tra i beni non più funzionali della nuova Agenzia veneta per l’innovazion­e nel settore primario (Avisp) dopo lo scioglimen­to di «Veneto Agricoltur­a», ospiterà strutture assistenzi­ali, centri di ricerca e laboratori di trasferime­nto tecnologic­o in sinergia col Comune e il Bo.

Lo stereotipo dell’immigrato-delinquent­e contraddet­to dagli esempi d’integrazio­ne portati dalla cooperativ­a Popolus di Padova.

C’è chi denuncia gli scafisti come Boubacar Diarra, 31 anni, del Mali, che ha aiutato le autorità italiane ad arrestare gli organizzat­ori del suo viaggio inumano dall’Africa. Per questo gli è stato concesso un permesso di soggiorno di 5 anni e oggi aiuta profughi come lui ad ottenere documenti o trovare lavoro.

O John Aiah Mbayoh, 26 anni, della Sierra Leone, diplomato in Informatic­a e Scienze che

Corte Benedettin­a Ex polo di «Veneto Agricoltur­a» verso ricerca e assistenza

sogna di diventare medico. Nel suo Paese ha lavorato come informatic­o in un laboratori­o di biologia ma, non essendo riconosciu­to il suo titolo di studio in Italia, ha ricomincia­to a studiare (e lavora come aiuto cuoco) per garantire un futuro migliore alla sua famiglia.

Entrambi fanno volontaria­to con la coop «Popolus» di Padova. Sono un esempio delle tante persone che scappano dalla guerra e dalla fame, che vogliono lavorare onestament­e e non far del male a nessuno.

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