Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Gli eroi dell’aria L’altra storia vista dai sussidiari
U n banco di legno, un grembiule, un libretto con una delle nuove «macchine che volano» in copertina. Siete lì, in una scuola elementare del primo dopoguerra e vi stanno raccontando gli eroi dell’aria, novelli cavalieri eppure già protagonisti della storia e sovente della leggenda. Aviatori che combattono il nemico e poi atterranno per salvarlo od occuparsi del suo funerale; che bombardano il territorio straniero sì, «ma solo porti e stazioni, mai i civili»; che cadono quasi sempre colpiti a tradimento o a causa di un guasto che ha impedito loro di duellare alla pari (si legge in un libro a proposito di Francesco Baracca che invece cadde colpito da una fucilata da terra). Cosi venivano raccontati i piloti di guerra ai bambini da sussidiari, quaderni e libri per l’esercizio della lettura che venivano usati a scuola ed erano già tronfi di retorica prima che il fascismo portasse la narrazione su piani ancora più alti e distorti. Luigino Scroccaro, storico del territorio, ha raccolto un migliaio di questi testi scolastici e il patrimonio storico è diventato fonte primaria per il suo Eroi dell’aria 1915-1918 (Kellerman editore, 2017, 15 euro), un agile libro che sarà presentato oggi a San Donà nella galleria civica d’arte moderna e contemporanea alle 17. Perché l’esaltazione fin quasi alla distorsione? Prima della guerra in omaggio al progresso che stimolava la fantasia («cavalcano uccelli d’acciaio») , una misura ancora onesta che ricordava la precarietà e i pericoli del volo; durante e dopo la guerra per farne propaganda. Si affascinavano i bambini non gia per farli diventare tutti aviatori, ma perché gli aviatori trascinavano la voglia di guerra e il mito ne avrebbe fatti dei buoni soldati. In questi sussidiari e libri di lettura, per lo più veneti e di autori veneti, si raccontano le gesta di Francesco Baracca, Giannino Ancillotto, Gabriele D’Annunzio, Ernesto Cabruna e molti altri perché «gli eroi dell’aria furono cento e cento» come si legge nell’incipit di uno dei testi più usati alle elementari. Le loro storie sono sopravvissute al cambio di valori e oggi, depurate della retorica, ne abbiamo un quadro storicamente più chiaro. Scroccaro ce li ricorda nel suo volume come protagonisti quasi fiabeschi riportandoci indietro di un secolo. Come nei racconti di Ancillotto contro il Draken, pallone da ricognizione austriaco: «il mostro avvampa e vuol divorare Ancillotto che si lancia nella fornace aerea e come un bolide lo sfonda e lo passa parte a parte».