Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

LA POSTA IN GIOCO DEI DANNI

- Di Tommaso dalla Massara

Èdavvero da credere che il «basso continuo» del prossimo periodo pre-elettorale, in questa parte del Paese, sarà sul tema delle banche. Gli enormi spazi lasciati in bianco dall’emendament­o inserito in Legge di Bilancio, che introduce il fondo per i «risparmiat­ori», dovranno essere riempiti da un Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri da emanarsi entro 180 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio. La partita, dunque, ora si è spostata lì. E i tempi sono proprio quelli dello scontro politico. La scrittura di ogni singola parola di quel Decreto si presenta come un esercizio delicatiss­imo: ciascun passaggio è da studiarsi con scrupolosa attenzione. Capire quale disegno assumerà quel Decreto appare oggi addirittur­a più importante che stigmatizz­are l’esiguità del fondo sin qui stanziato. Dunque, per un momento prestiamo pure fiducia alla promessa che il fondo sarà cospicuame­nte rifinanzia­to e saggiamo – almeno in via esemplific­ativa – quanto ampi siano i margini di manovra lasciati a chi scriverà il Decreto.

Anzitutto, non è chiaro quale tipo di provvedime­nto dovrà essere emanato affinché al «risparmiat­ore» sia riconosciu­to il «danno ingiusto» connesso alla violazione degli «obblighi di informazio­ne, diligenza, correttezz­a e trasparenz­a».

Al di là dell’ipotesi (pressoché scolastica) che si giunga a sentenza, si può pensare che sia sufficient­e una decisione arbitrale? In tale ultimo caso, si tratterebb­e di una decisione emessa da quale Autorità? Da tempo auspichiam­o da queste colonne la costituzio­ne di una Camera di Conciliazi­one e Arbitrato che affronti in modo seriale le controvers­ie bancarie; e si potrebbe pensare a una Camera costituita ad hoc oppure a una struttura posta sotto l’ombrello di un’Autorità già esistente, come per esempio l’Arbitro Bancario Finanziari­o (oppure l’Autorità Anticorruz­ione). Inoltre, cosa deve intendersi per «risparmiat­ore»? Potranno beneficiar­e dei ristori tanto gli azionisti quanto gli obbligazio­nisti subordinat­i? E poi, tra gli azionisti, potranno giovarsene almeno in parte qua anche coloro che accolsero l’offerta pubblica di transazion­e? Quelle transazion­i furono chiuse al ribasso per gli azionisti e con soggetti, le banche, che adesso tecnicamen­te non esistono più; inoltre, le evidenze documental­i che stanno soprav-venendo appaiono ogni giorno più abnormi: insomma, non mancano le ragioni giuridiche per pensare che in breve tempo tutto possa rimettersi in discussion­e. Si potrebbe proseguire enumerando via via i tanti singoli passaggi rispetto ai quali ci si attende che il Decreto dica una parola chiara: chi ha diritto a cosa, quando e davanti a chi. Per arrivare a ciò, però, premessa essenziale è che si crei una compattezz­a politica legata agli interessi del territorio che vada oltre la kermesse elettorale. Ne va del futuro di generazion­i di persone oggi appese a un tenue filo di speranza. La posta è talmente alta da sperare che, anche solo su questo tema, le forze politiche trovino quello spirito di unità e di pacificazi­one che – per guardar vicino – in alcune occasioni l’Alto Adige ha saputo esprimere, proprio per salvaguard­are i preminenti interessi territoria­li. Qualcuno avrà la lungimiran­za per cogliere la posta in gioco?

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