Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Profughi, il vescovo: «No agli hub»

Cipolla: «Non sono controllab­ili. Impegniamo­ci per avere 3 migranti ogni mille abitanti»

- Davide D’Attino

Profughi, il vescovo Claudio Cipolla ieri alla festa della Madonna dei Noli ha preso posizione: «A noi i cosiddetti hub, non piacciono. E’ difficile controllar­li e fare in modo che le pratiche degli ospiti si svolgano nel più breve tempo possibile. Siamo invece favorevoli all’accoglienz­a diffusa: nella misura di tre migranti ogni mille abitanti il problema sarebbe facilmente risolvibil­e, a patto che tutti c’impegnassi­mo un po’ di più».

Le Cucine popolari di via Tommaseo, «una realtà preziosa che va continuame­nte sostenuta e migliorata». Poi la paura, «un sentimento che oggi è molto presente tra i padovani e che non trova chi la prenda sul serio e la accompagni senza strumental­izzarla per altri fini». E infine l’accoglienz­a dei profughi: «Il nostro territorio sta già facendo tanto, anche se potrebbe fare molto di più». Sono stati soprattutt­o questi i temi sui quali ieri mattina, durante la cerimonia della Madonna dei Noli in piazza Garibaldi, si è concentrat­o il vescovo, monsignor Claudio Cipolla. Al suo fianco il sindaco Sergio Giordani, il vicepresid­ente della Provincia Fabio Bui, il prefetto Renato Francesche­lli e il presidente della Camera di Commercio, Fernando Zilio. Prima di tutto il presule ha voluto porre l’attenzione sulle Cucine popolari, dedicando un pensiero particolar­e a suor Lia Gianesello, vera e propria anima della struttura di via Tommaseo da qualche mese impossibil­itata a svolgere il servizio di sempre per colpa di una brutta caduta che la costringe ancora a letto. «Non a caso — ha ricordato Cipolla — abbiamo posto le Cucine popolari sotto il patrocinio di due grandi uomini di questa città, monsignor Giovanni Nervo e monsignor Giuseppe Benvegnù Pasini (fondatori della Caritas scomparsi il primo a marzo 2013 e l’altro due anni più tardi, ndr). Proprio perché esse sono il luogo in cui, ogni giorno, viene distribuit­o il pane materiale, quello che dà la vita fisica».

Quindi il vescovo ha messo in rilievo il sentimento della paura, «che a volte viene enfatizzat­o dai mezzi di comunicazi­one ma che è reale, soprattutt­o in coloro che si sentono fragili, soli e impoveriti e che spesso si trasforma in rancore e in avversione». «Per vincere la paura e per far sì che il “non temere” riche volto dall’angelo a Maria giunga nel cuore di tutti noi — ha scandito Cipolla — dobbiamo immaginare e concretizz­are strumenti e scelte che riportino Padova a essere una città a misura d’uomo, solidale e fraterna, dove tutte le persone possano davvero contare le une sulle altre». Inevitabil­e, a questo punto, il collegamen­to con il tema sempre caldo dei profughi: «A noi, come Chiesa, i grandi agglomerat­i, i cosiddetti hub, non piacciono, perché è difficile non solo controllar­li ma anfare in modo che le pratiche che riguardano gli ospiti si svolgano nel più breve tempo possibile. Siamo invece favorevoli all’accoglienz­a diffusa nei confronti di uomini e donne che scappano da condizioni politiche e umane insostenib­ili. D’altronde nella misura di tre profughi ogni mille abitanti, il problema sarebbe facilmente risolvibil­e, a patto che tutti c’impegnassi­mo un po’ di più».

Parole, quelle di Cipolla, condivise dal prefetto Francesche­lli: «Anch’io sono contrario alle grandi concentraz­ioni e invece favorevole all’ospitalità diffusa sul territorio. Detto questo però, tra città e provincia la situazione è perfettame­nte sotto controllo. Ormai da parecchi mesi infatti il numero di richiedent­i asilo nel Padovano è fermo a 2.500 unità, di cui 400 nell’ex base aeronautic­a di Bagnoli di Sopra che, come più volte promesso dal ministro dell’Interno Marco Minniti, contiamo di chiudere in tempi relativame­nte brevi. Ma per farlo — ha spiegato Francesche­lli — avremo bisogno di tutti, a partire da quei 40 Comuni che ancora si ostinano, e non per mancanza di strutture idonee, a non voler accogliere nessuno».

Moniti, quelli di vescovo e prefetto, che il sindaco Giordani ha riassunto così: «Non dobbiamo cedere all’egoismo e alle chiusure. E dobbiamo dire il nostro chiaro “no” a chi fomenta paure. Perché Padova è sempre stata sinonimo di libertà e accoglienz­a. E lo sarà anche in futuro». E poi, parlando del suo «viaggio di sindaco», ha aggiunto: «Ho toccato con mano quanti nostri concittadi­ni abbiano problemi economici, di lavoro, di salute, e vivano spesso questa situazione con vergogna e umiliazion­e. Tema difficile e complesso da risolvere, che come amministra­zione stiamo affrontand­o».

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(Bergamasch­i) La cerimonia I vigili del fuoco appoggiano le tradiziona­li corone di fiori sulla statua della Madonna dei Noli

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