Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Profughi, il vescovo: «No agli hub»
Cipolla: «Non sono controllabili. Impegniamoci per avere 3 migranti ogni mille abitanti»
Profughi, il vescovo Claudio Cipolla ieri alla festa della Madonna dei Noli ha preso posizione: «A noi i cosiddetti hub, non piacciono. E’ difficile controllarli e fare in modo che le pratiche degli ospiti si svolgano nel più breve tempo possibile. Siamo invece favorevoli all’accoglienza diffusa: nella misura di tre migranti ogni mille abitanti il problema sarebbe facilmente risolvibile, a patto che tutti c’impegnassimo un po’ di più».
Le Cucine popolari di via Tommaseo, «una realtà preziosa che va continuamente sostenuta e migliorata». Poi la paura, «un sentimento che oggi è molto presente tra i padovani e che non trova chi la prenda sul serio e la accompagni senza strumentalizzarla per altri fini». E infine l’accoglienza dei profughi: «Il nostro territorio sta già facendo tanto, anche se potrebbe fare molto di più». Sono stati soprattutto questi i temi sui quali ieri mattina, durante la cerimonia della Madonna dei Noli in piazza Garibaldi, si è concentrato il vescovo, monsignor Claudio Cipolla. Al suo fianco il sindaco Sergio Giordani, il vicepresidente della Provincia Fabio Bui, il prefetto Renato Franceschelli e il presidente della Camera di Commercio, Fernando Zilio. Prima di tutto il presule ha voluto porre l’attenzione sulle Cucine popolari, dedicando un pensiero particolare a suor Lia Gianesello, vera e propria anima della struttura di via Tommaseo da qualche mese impossibilitata a svolgere il servizio di sempre per colpa di una brutta caduta che la costringe ancora a letto. «Non a caso — ha ricordato Cipolla — abbiamo posto le Cucine popolari sotto il patrocinio di due grandi uomini di questa città, monsignor Giovanni Nervo e monsignor Giuseppe Benvegnù Pasini (fondatori della Caritas scomparsi il primo a marzo 2013 e l’altro due anni più tardi, ndr). Proprio perché esse sono il luogo in cui, ogni giorno, viene distribuito il pane materiale, quello che dà la vita fisica».
Quindi il vescovo ha messo in rilievo il sentimento della paura, «che a volte viene enfatizzato dai mezzi di comunicazione ma che è reale, soprattutto in coloro che si sentono fragili, soli e impoveriti e che spesso si trasforma in rancore e in avversione». «Per vincere la paura e per far sì che il “non temere” riche volto dall’angelo a Maria giunga nel cuore di tutti noi — ha scandito Cipolla — dobbiamo immaginare e concretizzare strumenti e scelte che riportino Padova a essere una città a misura d’uomo, solidale e fraterna, dove tutte le persone possano davvero contare le une sulle altre». Inevitabile, a questo punto, il collegamento con il tema sempre caldo dei profughi: «A noi, come Chiesa, i grandi agglomerati, i cosiddetti hub, non piacciono, perché è difficile non solo controllarli ma anfare in modo che le pratiche che riguardano gli ospiti si svolgano nel più breve tempo possibile. Siamo invece favorevoli all’accoglienza diffusa nei confronti di uomini e donne che scappano da condizioni politiche e umane insostenibili. D’altronde nella misura di tre profughi ogni mille abitanti, il problema sarebbe facilmente risolvibile, a patto che tutti c’impegnassimo un po’ di più».
Parole, quelle di Cipolla, condivise dal prefetto Franceschelli: «Anch’io sono contrario alle grandi concentrazioni e invece favorevole all’ospitalità diffusa sul territorio. Detto questo però, tra città e provincia la situazione è perfettamente sotto controllo. Ormai da parecchi mesi infatti il numero di richiedenti asilo nel Padovano è fermo a 2.500 unità, di cui 400 nell’ex base aeronautica di Bagnoli di Sopra che, come più volte promesso dal ministro dell’Interno Marco Minniti, contiamo di chiudere in tempi relativamente brevi. Ma per farlo — ha spiegato Franceschelli — avremo bisogno di tutti, a partire da quei 40 Comuni che ancora si ostinano, e non per mancanza di strutture idonee, a non voler accogliere nessuno».
Moniti, quelli di vescovo e prefetto, che il sindaco Giordani ha riassunto così: «Non dobbiamo cedere all’egoismo e alle chiusure. E dobbiamo dire il nostro chiaro “no” a chi fomenta paure. Perché Padova è sempre stata sinonimo di libertà e accoglienza. E lo sarà anche in futuro». E poi, parlando del suo «viaggio di sindaco», ha aggiunto: «Ho toccato con mano quanti nostri concittadini abbiano problemi economici, di lavoro, di salute, e vivano spesso questa situazione con vergogna e umiliazione. Tema difficile e complesso da risolvere, che come amministrazione stiamo affrontando».