Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

TRI-TECHNOLOGI­ES

- Roberta Polese

È il nome dell’azienda brasiliana che produceva le famigerate valvole cardiache, rivelatesi difettose. Le protesi erano state impiantate ad inizio anni Duemila su decine di pazienti, a Padova e a Torino. Secondo l’iniziale accusa, poi caduta, i medici avevano accettato di impiantare quelle valvole dietro pagamento di tangenti

dalla corte d’Appello di Venezia. E la Cassazione ha poi confermato: assolti anche i responsabi­li dell’ente certificat­ore tedesco che aveva omologato le valvole. Le uniche condanne rimaste sono quelle ai produttori brasiliani, svaniti però nel nulla dopo l’apertura dell’inchiesta.

La questione delle tangenti invece finisce prescritta. Casarotto non è responsabi­le delle morti dei pazienti perché il suo avvocato dimostra che il primario non poteva sapere che le valvole fossero difettose; poteva essere responsabi­le dei fatti di corruzione (prescritti), ma non delle morti dei pazienti. A quel punto viene meno anche la responsabi­lità dell’Azienda ospedalier­a di Padova, dove sono avvenuti gli interventi: se la «colpa» non è del primario di Cardiologi­a allora l’ospedale non è tenuto a dare alcun risarcimen­to. È per questo motivo che ora l’Azienda chiede indietro quegli anticipi concessi alle 15 famiglie dei pazienti che nella migliore delle ipotesi sono stati operati due volte (come Zaglia), nel peggiore dei casi sono morti, come Antonio Benvegnù ed Enzo Barbetta. «Qualcosa in questo processo non ha funzionato — dice Cesare Vanzetti, avvocato difensore di Casarotto — il pm o le parti civili avrebbero dovuto far ricorso in Appello all’assoluzion­e dell’ente certificat­ore tedesco che avrebbe dovuto accorgersi del malfunzion­amento dei dispositiv­i; inoltre la responsabi­lità è senza dubbio dei costruttor­i brasiliani, i chirurghi che hanno impiantato quelle valvole le credevano funzionant­i».

Alcune famiglie avevano discusso molto con gli avvocati per fare i ricorsi del caso, ma le spese legali sarebbero salite ancora, senza garanzia di trovare giustizia. «Del resto mio marito si era fidato dell’Azienda ospedalier­a — aveva detto ancora ieri la vedova di Benvegnù — dove li andiamo a cercare noi i brasiliani?». Le parti civili incontrera­nno i legali dell’ospedale per trovare una mediazione. Dal canto sui l’ospedale ha sempre tirato in ballo la scure della Corte dei conti, che potrebbe intervenir­e con pesanti sanzioni se non si recuperano quei soldi. Della vicenda intende ora occuparsi il presidente della Regione Luca Zaia: «È allucinant­e e assurda, immagino siano state applicate le leggi, ma per non lasciare nulla al caso farò tutte le verifiche. Anche se non posso promettere nulla. Ci vorrebbe una norma che in casi come questi vada a compensazi­one».

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