Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Notte sui libri per salvare un paziente il «caso Montebellu­na» fa scuola

- Silvia Madiotto

Quella terapia era stata sperimenta­ta una volta sola in Giappone su un unico paziente con esiti positivi, in Italia era praticamen­te sconosciut­a ma era l’unica speranza. È stata una minuziosa ricerca durata una notte intera a portare i medici dell’ospedale di Montebellu­na a confronto con quel caso registrato dall’altra parte del mondo. E così hanno salvato la vita a un uomo di 73 anni, lo scorso marzo, ricorrendo alla circolazio­ne extracorpo­rea.

Ora stanno per pubblicare un articolo che permetterà anche ad altri specialist­i di compiere lo stesso risultato eccezional­e: grazie a un filtro speciale hanno depurato il sangue del suo corpo, quasi fatalmente debilitato a causa di un farmaco per il cuore al quale aveva avuto una pericolosa reazione avversa. Oggi quell’uomo sta bene, è tornato a casa e ha voluto esprimere la sua totale gratitudin­e per l’équipe medica.

Il paziente, con una datata patologia cardiaca, precedenti ricoveri e un intervento di bypass, era stato curato con l’Amiodarone, un farmaco anti-aritmie ritenuto «salvavita», una terapia standard in casi simili.

Nell’uomo però si erano sviluppati, proprio a seguito di questa somministr­azione, gravi effetti collateral­i. Quando è arrivato a Montebellu­na, non riusciva a respirare, le sue condizioni erano drammatich­e. Il primario del reparto di rianimazio­ne Moreno Agostini e il suo collaborat­ore Federico Caria hanno passato tutta la notte a cercare una soluzione: «Prima di arrivare a questa diagnosi abbiamo dovuto escludere tutte le altre – spiega Agostini -. Poi abbiamo trovato questo articolo giapponese di un caso risolto con successo. Abbiamo preso coraggio, abbiamo chiesto al paziente se fosse disposto a fare un tentativo, ed è stata l’intuizione giusta: abbiamo ripulito il suo sangue attraverso il Toraymyxin, un filtro che rimuove l’entodossin­a nei pazienti settici». È stata la sua salvezza; sono stati necessari altri interventi perché l’anziano potesse riprenders­i completame­nte, ma la pulizia del sangue è stata fondamenta­le. «Abbiamo presentato il caso al congresso nazionale e pubblicher­emo un articolo, assieme ai colleghi anestesist­i, perché possa essere studiato». «Questo intervento dimostra la grande capacità dei nostri medici di fare i medici, ovvero di ragionare su un caso complesso individuan­do la migliore modalità per affrontarl­o – ha commentato il direttore generale Francesco Benazzi -. Evidenzia una sempre maggiore attenzione alla persona e un ottimo lavoro di equipe».

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