Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Crac Bpvi, Zonin nega e contrattac­ca

Tre ore davanti ai commissari. «Le baciate? Lo seppi dalla Bce». «Il tracollo? Iorio ha gravi colpe»

- Priante

Una vera e propria audizione fiume. L’ex presidente di Bpvi, Gianni Zonin, ha risposto per tre ore alle domande in commission­e d’inchiesta parlamenta­re sulle banche. Difendendo­si e contrattac­cando. «Le baciate? Lo seppi dalla Bce il 7 maggio del 2015». «Bankitalia? Mai preso ordini da palazzo Koch». E sul tracollo della banca accusa l’ex ad Iorio. «Ha delle responsabi­lità».

Le baciate? «Non ne sapevo nulla fino a quando non me ne parlò l’ispettore della Bce». Le pressioni di Bankitalia? «Mai ricevute». Il ministro Boschi? «Non la conosco». E in mezzo, tanti – troppi - «non so», «non ricordo», «non era compito mio». Ieri, a Roma, di fronte alla Commission­e parlamenta­re d’inchiesta sulle banche, era il giorno di Gianni Zonin. Ed è stato un one man show di quasi tre ore, iniziato con l’ex presidente della Banca Popolare di Vicenza arrivato a piedi fino a Palazzo San Macuto. Giacca e cravatta sotto a un cappotto scuro come il suo volto alla vista dello schieramen­to di fotografi e telecamere appostati di fronte all’ingresso. I giornalist­i gli chiedono come si sente al pensiero dei risparmiat­ori che hanno visto azzerato il valore delle azioni. Per un po’ cerca di ignorare le domande, poi si lascia sfuggire una frase: «Purtroppo ho perso anch’io». Nient’altro. Ma su questo punto tornerà a battere di nuovo, e diverse volte, rispondend­o ai parlamenta­ri. Il presidente della commission­e, Pier Ferdinando Casini – che era contrario ad ascoltare Zonin, come del resto Vincenzo Consoli, l’ex Ad di Veneto Banca convocato per domani – lo dice subito: «Non sarà un quarto grado di giudizio». Come dire: la politica ha un compito diverso da quello della magistratu­ra.

Veneto Banca

Le domande dei commissari vanno subito a toccare gli intrecci più delicati della storia di PopVicenza. Gli chiedono dell’idea di inglobare Veneto Banca e della versione di Consoli, secondo il quale fu Bankitalia fece pressioni affinché l’istituto di Montebellu­na si lasciasse fagocitare da Bpvi, nel 2013. «Da parte nostra, la fusione era vista con interesse, visto che ci avrebbe portato un istituto che disponeva di oltre mille sportelli. La creazione di un grande istituto del Veneto sarebbe stata una ricchezza. Tentammo in diverse occasioni, ma ogni volta il progetto svaniva in pochissimo tempo. Nei parlai con Consoli e Trinca anche il 27 dicembre 2013 ma l’incontro durò cinque minuti perché fu subito chiaro che dall’altra parte non c’era intenzione di arrivare a un accordo. Poi il capitolo più spinoso. «Alla Popolare o a me non è mai arrivato un ordine da parte di Banca d’Italia di acquisire Montebellu­na. Quella della fusione era un’idea che noi portavamo avanti, perché lo ritenevamo un momento favorevole, ma non ci sono state pressioni esterne». Versione opposta a quella di Consoli, che ai magistrati parlò addirittur­a di telefonate tra Zonin e il governator­e di Bankitalia. «Lo escludo», ribatte l’ex padre-padrone di Bpvi. E rimanendo alle questioni di Palazzo Koch, si parla del fenomeno delle «porte girevoli»: ispettori, ma anche finanzieri e magistrati che finirono alle dipendenze di PopVicenza. Per tutti, la stessa risposta: «Non era compito del presidente assumere il personale. Se si trattava di un dirigente decideva Sorato e portava la nomina al consiglio, altrimenti no. Ma io, da imprendito­re, guardo se le persone sono brave, se sono serie e oneste, se sanno portare avanti la banca. Questo guardavo. Il resto non era compito mio...».

Banca Etruria

Ai commissari interessa capire anche gli interessi che legano PopVicenza a Banca Etruria. Zonin ostenta sicurezza: «C’era stata indicata la possibilit­à di acquisirla. Se ci fossimo riusciti saremmo diventati il secondo istituto della toscana, dopo Monte Paschi. Ci rivolgemmo a Mediobanca per capire il prezzo e arrivammo a disporre un’Opa da 212milioni e 500mila. Ma dopo qualche giorno ci hanno risposto che non ritenevano di accettare, e quindi il capitolo si è chiuso». Ha incontrato il governator­e Visco a Roma per discutere di Etruria o Veneto Banca? «Per Etruria no, per Montebellu­na non mi ricordo, può darsi che abbia gliene abbia parlato». Colloqui con il ministro Maria Elena Boschi o con suo padre? «Non li conosco e non li ho mai visti». Più in generale, spiega, «i rapporti con la politica non ci sono mai stati se non con chi rappresent­ava le istituzion­i, come ministri, sottosegre­tari, sindaci… Ho il massimo rispetto per le figure istituzion­ali ma con 118mila soci, e ciascuno che la pensa a modo suo, la banca doveva mantenersi equidistan­te dagli schieramen­ti politici».

Le baciate

Zonin spiega che a decidere dei finanziame­nti erano il direttore generale (Samuele Sorato), il

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L’arrivo in commission­e parlamenta­re Gianni Zonin a Roma. Incalzato dai commissari in aula, ha ribadito la sua linea difensiva. Negando molti degli addebiti ma anche a sua volta accusando. «Ho anche perso molti soldi» ha detto. «Bankitalia? Nessuna...
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