Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Un coro di «sì» alla mossa della Sovrintendenza per salvare il Catajo
Catajo, esultano ambientalisti e commercianti Regione, piano contro le aperture straordinarie
Tante e quasi tutte favorevoli le reazioni al provvedimento di tutela del cinquecentesco Castello del Catajo contro il rischio di un gigantesco centro commerciale a Due Carrare da parte della Sovrintendenza. I comitati, però, ancora non ci credono.
C’è chi esulta, chi tira un sospiro di sollievo, chi è perplesso e chi fa buon viso a cattivo gioco. A innescare le reazioni è il provvedimento di tutela indiretta del castello del Catajo, annunciato ieri al Corriere del Veneto dal sovrintendente Andrea Alberti. Una decisione che fa rumore perché a Due Carrare, vicino al castello, Deda srl vorrebbe realizzare un iper da 38 mila metri quadri (che sarà uno dei più grandi del Veneto), forte del progetto approvato in consiglio comunale nonostante le contestazioni di cittadini, ambientalisti e commercianti.
In pratica la Sovrintendenza sta cercando un modo per bloccare l’iper, appellandosi alle prescrizioni in materia di luce, prospettiva e decoro. «Nessuna polemica riuscirà a farci considerare la Sovrintendenza come un avversario e siamo sicuri che l’architetto Alberti non si farà strumentalizzare — replica Rodolfo Cetera, amministratore unico di Deda srl — . Riteniamo che il progetto rispetti già quanto previsto dall’articolo 45 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. In ogni caso, confermo la nostra piena disponibilità a lavorare con tutte le istituzioni».
Davide Moro, sindaco del comune alle porte di Padova, si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Siamo stati lasciati soli a gestire una situazione complicata. Tutte le
Disobbediente L’assessore al Lavoro Elena Donazzan propone una forma di «disobbedienza» positiva sulle aperture festive
istituzioni devono fare la loro parte, finalmente dalle parole si passa ai fatti. L’interesse della Sovrintendenza mi fa piacere, ma continuo a dire che la strada è ancora lunga». «Da una parte bisogna limitare il consumo di suolo e favorire la rigenerazione urbana, dall’altra bisogna tutelare l’investitore che ha ricevuto il via libera e chiede tempi certi — osserva Enrico Ramazzina, direttore di Ance Veneto —. C’era già stato un parere negativo, mi chiedo come mai si intervenga solo ora che il percorso è stato già avviato: il provvedimento annunciato dalla Sovrintendenza va nella direzione giusta, ma a questo punto il disagio è inevitabile». «Sono felice, la mossa della Sovrintendenza dimostra che c’è ancora un po’ di onestà intellettuale — esclama dal canto suo Patrizio Bertin, presidente di Ascom Padova —. Se arriverà una bocciatura, la prossima proposta parlerà di un centro commerciale sospeso per aria. Ai costruttori ricordo che esiste il rischio di impresa: se compri un terreno agricolo e ottieni una destinazione commerciale, devi creare un iter idoneo all’approvazione». Esultano ovviamente i comitati popolari: «L’annuncio è una sorpresa positiva — dice il portavoce Francesco Miazzi —. In questi vent’anni però ne abbiamo viste troppe: bisogna capire qual è la portata del testo, quali tasti tocca, se verrà impugnato, se sarà retroattivo e se l’iter nel frattempo avanzerà. La mobilitazione continua, è presto per cantar vittoria».
E il proprietario del Castello, che ha paura di essere messo in ombra del centro commerciale? «Restiamo in attesa di una soluzione pacifica e speriamo che il progetto si sposti in una zona più appropriata — commenta il 59enne Sergio Cervellin, che per altro è un imprenditore del commercio: è l’inventore del “Mocho Vileda” —. I pareri negativi sono tanti, non capisco perché si continui a insistere». Tra i «difensori» del Catajo c’è anche Vittorio Sgarbi: «Si sta avverando quel che avevo detto, chi voleva costruire il centro commerciale può tornare a casa con le pive nel sacco — afferma il critico d’arte —. L’unica incognita potrebbe arrivare dal Tar, ma i ricorsi non avranno molte chance. In caso contrario, ad aprile diventerò ministro e farò un vincolo al giorno sull’area di Due Carrare».
Il tema dei super centri commerciali si lega a quello delle aperture festive e domenicali che, si è assodato, pare non portino alcuna crescita degli incassi. Tema caldo, caldissimo alla vigilia del periodo natalizio. Nel rinnovato coro di condanna che include le associazioni di categoria del piccolo commercio e la Chiesa, si alzano ora le voci della politica. Domani l’assessore regionale al Commercio, Roberto Marcato, presenterà un’iniziativa di moral suasion (preventiva) nei confronti dei futuri parlamentari per una modifica della legge Monti che liberalizzava le aperture. Di più, la sua collega di giunta, Elena Donazzan dice: «Proporrò a Marcato di istituire un tavolo con la grande distribuzione per autoregolamentarci sulle aperture straordinarie, una forma di disobbedienza positiva».
Elena Donazzan Chiederemo alla Grande Distribuzione di auto limitarsi nelle aperture domenicali e festive