Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
SE LA VIOLENZA É PSICOLOGICA
Si può parlare di violenza «minore», se può recare danni gravi? Della grande violenza sappiamo tutto: ci pensa la cronaca a informarci quasi quotidianamente su omicidi, femminicidi, stupri, percosse, devastazioni con l’acido. O su ricatti pesanti come quelli di cui sono stati accusati alcuni vip dello spettacolo, con nomi e cognomi di prevaricatori e di vittime, umiliate o complici, osannate per il coraggio della denuncia anche a vent’anni di distanza, mentre talvolta, nel frattempo, vittima e sopraffattore sembravano in ottimi rapporti, almeno di lavoro. Si parla molto meno della violenza «soltanto» psicologica. Comprende offese, umiliazioni, provocazioni ripetute, spesso sopportate perché avvengono in zone d’ombra come la famiglia, la scuola, o il posto di lavoro. Queste forme di violenza sono quasi sempre minimizzate dagli autori, che vogliono sentirsi innocenti se si limitano a intimidire o molestare con le parole. Ma le parole possono ferire come le pietre. Certo il confine fra la violenza maggiore e quella minore non è facilmente individuabile. Un esempio recentissimo lo prova. Il caso per cui è in calendario, mentre scrivo, l’udienza della sezione disciplinare del Csm, si basa sulla denuncia del padre di una studentessa di una scuola privata per la formazione di magistrati, che, a causa di ricatti sessuali, si sarebbe ammalata finendo perfino in ospedale. La cronaca fa il nome di due esponenti della magistratura: Franceso Bellomo, direttore della scuola, che avrebbe intrecciato relazioni sessuali, almeno con quella studentessa, in cambio del mantenimento di una borsa di studio. E il suo presunto sodale veneto, Davide Nalin, pm a Rovigo, che avrebbe avuto il compito di far da mediatore fra il capo e le studentesse. A queste, per contratto, veniva fra l’altro imposto, a quanto risulta, un dress code consistente in minigonne, tacchi a spillo e trucco molto vistoso. Se l’accusa di ricatti sessuali fosse accertata, si tratterebbe di violenza senza scuse, anche se la ragazza era consenziente (ma al punto di ammalarsi?), mentre la seconda potrebbe essere catalogata fra le minori. Vedremo come andrà a finire, ma è certo che in caso di colpevolezza acclarata gli interventi disciplinari potrebbero, e dovrebbero, essere pesanti. D’accordo, non bisogna generalizzare, e neppure innescare una caccia alle streghe sulla categoria. Ma spetta a tutti noi riflettere su quanto si può ferire chi subisce. E non minimizzare le violenze psicologiche .