Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Le donne non fanno strada al Bo Le cattedre parlano al maschile
Bilancio di genere nell’Ateneo: quote rosa in sofferenza
Non solo sono poche, ma in quattro dipartimenti non ce ne sono proprio. Il Bo non è un ateneo per donne: è quanto emerge dal primo bilancio di genere dell’Università di Padova, realizzato dalla task force della prorettrice alle Relazioni di genere Annalisa Oboe. Il bilancio 2016 prende in considerazione tutte le categorie di persone che studiano e lavorano al Bo, dove le donne (34.655) sono più degli uomini (30.062). La maggioranza non deve ingannare: se le studentesse sono il 54%, le docenti ordinarie sono il 20,4%. Addirittura zero a Medicina, Neuroscienze, Ingegneria civile (Icea) e Tecnica e gestione dei sistemi industriali (Dtg), così come zero sono le donne presidenti delle otto Scuole di Ateneo. In mezzo c’è una parabola calante che passa per le varie categorie di ricercatrici (tutte sotto al 50%) e le docenti associate (33,9%), nonostante il tempo medio di laurea (3,9 anni per gli uomini, 3,7 anni per le donne) e il voto medio di laurea (100,5 contro 97,4 alla triennale, 107,6 contro 105,7 alla magistrale). Insomma, dopo la laurea la situazione si capovolge. Le conseguenze non riguardano solo la carriera accademica: la retribuzione media a un anno dalla laurea segna 913,9 euro per le donne contro 1.059 per gli uomini dopo la triennale e 960,7 euro contro 1.333 dopo la magistrale. L’unico dipartimento in controtendenza è quello di Beni culturali, dove le quote rosa passano dal 73,3% tra gli studenti all’83,3% tra i docenti di prima fascia. Per quanto riguarda la squadra di governo, le prorettrici sono passate dal 20% del 2014 al 58% del 2016. Per riequilibrare la situazione, il Bo ha annunciato quattro ambiti di azione: dalla raccolta dati alla tutela del benessere lavorativo, dalla promozione del linguaggio di genere al sostegno della genitorialità.