Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Da Galileo al grafico dei buchi neri Come cambiano le medaglie del Bo
Le onde gravitazionali sostituiscono le personalità sulle tradizionali oselle
Davanti la fusione tra due buchi neri ricavata da un’elaborazione grafica della Nasa, dietro il segnale di un’onda gravitazionale così com’è comparso sui monitor dei pc: si presentano così le due facce della medaglia (la cosiddetta «osella») donata ieri dal rettore Rosario Rizzuto ai dipendenti del Bo durante lo scambio di auguri di Natale.
I disegni fanno riferimento alla scoperta scientifica del 2015, realizzata con il contributo del gruppo Infn PadovaTrento e premiata con il Nobel per la Fisica lo scorso ottobre; il riconoscimento è andato ai tre padri americani della collaborazione internazionale Ligo-Virgo, ma il merito va anche ai ricercatori padovani (Gabriele Vedovato e Marco Drago) che hanno visto il segnale per primi e hanno avvertito i colleghi tempestivamente. Introdotta nel 1990 in collaborazione con l’associazione Amici dell’Università e regalata anche a ospiti illustri come ministri e premier, l’osella prende spunto dall’omonima medaglia che il doge di Venezia regalava al patriziato e riproduce soggetti legati a Padova: da Tito Livio a Galileo, da Vesalio ad Harvey, da Falloppio a Morgagni, da Sarpi a Nievo, le oselle hanno sempre celebrato personaggi del passato, luoghi famigliari come il Teatro anatomico e l’Orto botanico o eventi lontani nel tempo come l’insurrezione dell’8 febbraio 1848. Insomma, non era mai successo che la scelta cadesse su una scoperta contemporanea.
E Annalisa Oboe, prorettrice alle relazioni culturali, spiega il motivo della svolta: «Ci siamo chiesti dove sta andando la scienza per lanciare uno sguardo futuribile. La scoperta ha sancito la continuità dell’astronomia moderna, nata a Padova con Galileo e proseguita con Einstein e la teoria della relatività generale che ha predetto l’esistenza delle onde gravitazionali. Celebrare un personaggio della scienza è complicato e non è possibile scegliere un volto, dato che i progetti sono sempre più estesi e coinvolgono grandi gruppi di ricerca. Così abbiamo pensato alle immagini stilizzate dell’osservazione».
Il libretto illustrativo con testo a fronte in inglese (altra novità) ripercorre la storia della caccia alle onde gravitazionali, ricordando che la tempestività della segnalazione trasmessa dai ricercatori padovani «era essenziale per calibrare le prestazioni del rivelatore» e quindi «per caratterizzare compiutamente le proprietà dell’onda»; la nascita dell’astronomia gravitazionale inoltre permetterà di studiare la materia «nei suoi stati più estremi» e l’universo «nei suoi primissimi istanti di vita». Conquiste di là da venire, ma già impresse sulla prima osella proiettata nel futuro.