Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ferroli, la fonderia rinasce come coop «Ha vinto il coraggio: subito in pareggio»
In 62 non si arrendono al licenziamento e ricomprano lo stabilimento
L’hanno chiamare Cooperativa Fonderia Dante, a ricordare quello che per tutti continua a essere il «presidente Dante», il patròn del gruppo Ferroli. Perché in quel nome ci sono il coraggio e l’orgoglio di chi aveva creato una multinazionale della termomeccanica a partire da quello stesso capannone. E siccome alla sua morte, ad aprile di due anni fa, si celebrò il funerale del presidente ma anche del suo gruppo industriale, com’era stato fin lì, la riapertura sotto forma di coop è un segnale di forza per un’intera comunità. «Ripartiamo da dove aveva cominciato lui», spiegano gli operai.
Con un termine in voga, è un’operazione di workers buyout. In pratica, 62 ex dipendenti della fonderia e del reparto assemblaggio caldaie Ferroli hanno preso in mano l’azienda in cui lavoravano. L’alternativa era il licenziamento, perché mai nella ristrutturazione del gruppo, ora in mano ai fondi, la fonderia era stata inserita tra i settori da salvare. Per assicurarsi l’affitto del ramo d’azienda con diritto di prelazione all’acquisto, i 62 soci fondatori hanno messo nella nuova cooperativa l’anticipo della propria indennità di disoccupazione, per un importo che attualmente supera i 780 mila euro e a breve toccherà i 900 mila. Il 25 luglio l’atto costitutivo, a metà settembre la prima colata di ghisa e, ieri, l’inaugurazione ufficiale. Un’operazione riuscita grazie ai sindacati, Fim e Fiom, a Legacoop Veneto e alle istituzioni regionali e locali. «Questa è la sconfitta della finanza e la vittoria del capitale umano – ha detto l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan – quando gli algoritmi non funzionano, questa è la miglior risposta. Ciò che vediamo qui è straordinario». Oggi lo stabilimento ha una capacità produttiva di 17 mila chili di ghisa all’ora, 80 mila caldaie e un milione di dischi freno l’anno. Lavora in conto terzi per Ferroli, come assemblaggio e fornitura caldaie, e per Intercar per i freni. A tre mesi dalla ripresa della produzione, la coop mostra risultati interessanti tanto da far prevedere una chiusura in pareggio da subito. «Il nostro piano industriale triennale – spiega Gianluca Pretto, presidente della Coop e dipendente per 23 anni di Ferroli – prevede 2 milioni di euro per investimenti in ricerca e sviluppo: stiamo per introdurre nuovi robot. Nei prossimi anni vogliamo uscire sul mercato con prodotti a marchio Cfd». L’obiettivo per il 2018 è realizzare 20 milioni di fatturato.
E Adriano Rizzi, presidente di Legacoop Veneto, conclude: «Abbiamo realizzato un vero e proprio strumento di politica industriale. Questa riapertura rigenera l’economia e dà fiducia la tessuto sociale». E così, quando all’interno della fonderia è suonata quella sirena di inizio turno che avrebbe dovuto tacere per sempre, c’è chi si è commosso.