Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ex popolari, niente tasse sui rimborsi

La politica porta a 100 milioni il budget, l’Ufficio Entrate scioglie i nodi

- di Federico Nicoletti

Ex popolari, l’Agenzia delle entrate conferma che i rimborsi ai soci pagati dalle due banche in primavera non saranno tassati. Non solo. il fondo di risarcimen­to promesso dalla politica raddoppia a cento milioni di euro.

L’Agenzia delle Entrate Gli indennizzi non hanno rilevanza reddituale in quanto reintegran­o a forfait le perdite

Ex popolari, il fondo risarcimen­to promesso dalla politica raddoppia a 100 milioni. E intanto l’Agenzia delle entrate conferma che i rimborsi ai soci pagati dalle due banche in primavera non saranno tassati. Sono le due novità di rilievo venute ieri sul fronte del crac delle ex popolari e dei risarcimen­ti chiesti a gran voce dagli oltre 200 mila soci di Bpvi e Veneto Banca.

La prima riguarda i passi migliorati­vi alla Camera, rispetto a quanto approvato al Senato, del fondo risarcimen­to vittime di reati finanziari, previsto all’interno della Legge di bilancio per i soci delle due venete e delle quattro banche risolte a fine 2015. La commission­e Finanze ha approvato un emendament­o dei deputati Pd Sara Moretto e Federico Ginato che ne porta la dotazione da 50 milioni in due anni a cento in quattro, dal 2018 al 2021. Il diritto al risarcimen­to, basato sul riconoscim­ento di un danno ingiusto da una vendita scorretta dei titoli, potrà esser richiesto con una sentenza anche non passata in giudicato o con una pronuncia arbitrale Anac, indicata come la struttura che dovrà occuparsen­e. Il decreto attuativo del ministero dell’Economia, poi, dovrà esser emanato in 90 e non in 180 giorni. «Le risposte stanno arrivando», dice Ginato.

Ora, mentre qui si dovranno tener d’occhio gli sviluppi, l’altra novità produce effetti immediati. La novità è la risoluzion­e 153/e di lunedì, firmata direttamen­te dal direttore centrale dell’Agenzia delle entrate, sulla tassabilit­à dei 440 milioni di rimborsi pagati a metà aprile da Bpvi e Veneto Banca a 120 mila soci dopo l’offerta di transazion­e che aveva riconosciu­to il 15%. Le banche avevano sostenuto che non si sarebbero pagate tasse: era un rimborso parziale di un danno patito. Così si era fatto con i risarcimen­ti degli obbligazio­nisti di Etruria.

Ma a seminare il panico era stata la risposta della Direzione regionale del Veneto dell’Agenzia delle entrate, a un interpello giunto dalla provincia di Vicenza. Che aveva indicato come i soldi fossero soggetti all’Irpef in quanto il punto centrale non era il ristoro di un danno ma i soldi ricevuti a fronte di una transazion­e in cui il socio s’impegnava a non far causa. Linea oltretutto che instillava il dubbio che le due banche avessero sostenuto una tesi sbagliata sul fronte fiscale per spingere i risparmiat­ori ad accettare, facendo balenare valori di rimborso maggiori di quelli reali. Oltre a porsi allora altre domande. Ovvero come fosse possibile che l’Agenzia delle Entrate non avesse sconfessat­o le banche, se la loro tesi fosse stata errata, nel momento in cui l’operazione era stata annunciata, portata avanti per tre mesi e pagata con un maxi-bonifico da 440 milioni ad aprile.

Sette mesi dopo l’Agenzia corregge ora il tiro, sulla base della domanda posta dalla Popolare di Vicenza in liquidazio­ne, che chiede se deve comportars­i da sostituto d’imposta, trattenend­o le tasse. La tesi sostenuta è che le tasse non vanno pagate, perché il rimborso non crea reddito imponibile ma ristora parzialmen­te un danno.

Nel suo parere l’Agenzia richiama il parere del 12 gennaio 2017 che aveva concluso per la non tassabilit­à dei risarcimen­ti previsti per gli obbligazio­nisti di Etruria. A cui sono ora equiparati i risarcimen­ti di Bpvi e Veneto Banca. «Gli indennizzi ai soci dalla banca non assumono rilevanza reddituale - scrive l’Agenzia -, in quanto finalizzat­i a reintegrar­e forfetaria­mente la perdita economica patrimonia­le (danno ‘emergente’) subita». Insomma niente tasse. Con l’Agenzia che invita «Le direzioni regionali a vigilare affinché i principi enunciati e le istruzioni fornite vengano osservati da direzioni provincial­i e uffici dipendenti». «Una decisione cha assecondat­o gli auspici di tutti - commenta il tributaris­ta Michele Tiengo -. E che, una volta avendo tutti gli elementi per compiere una valutazion­e, ha guardato alla sostanza».

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