Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Sequestri milionari in Veneto Banca e nulla in Bpvi «Per il momento»

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Il confronto era inevitabil­e. Perché per il crac di Veneto Banca sono scattati l’altro ieri i sigilli per 59 milioni, mentre per Bpvi la Procura di Vicenza non è arrivata ad effettuare alcun sequestro preventivo? «Al momento…», scandisce, accennando a un sorriso, il procurator­e capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, come a dire che per ora non ci sono stati ma ci sarebbe ancora margine di azione. La richiesta di sequestri – per 106 milioni – era già stata formulata, ma non erano mai stati concretizz­ati e di recente la Cassazione ha bacchettat­o la procura dicendo che quel provvedime­nto doveva essere eseguito. Ora che la competenza – è stato stabilito – è in capo a Vicenza, viene da chiedersi se si procederà. Cappelleri si trincera dietro ad un «no comment». E sulla possibilit­à di chiedere sequestri conservati­vi, che rientra nelle facoltà (anche) della procura, Cappelleri commenta: «C’è oramai un’udienza aperta quindi il ruolo del pubblico ministero in questo momento è solo di parte nell’udienza».

Intanto l’attenzione resta viva intorno alla commission­e parlamenta­re. Ieri l’audizione dell’ex amministra­tore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, oltre ad Etruria ha riservato rivoli anche su Bpvi, visto che Unicredit aveva guidato il consorzio di garanzia nell’aumento di capitale da 1,5 miliardi, salvo poi ritirarsi. «Non c’erano più le condizioni di mercato per fare l’aumento e non si fece», ha sostenuto Ghizzoni ieri in parlamento. «Non è vero che Unicredit non ha adempiuto ai propri impegni: ha applicato il contratto. In particolar­e non si è verificata una condizione essenziale indicata anche dall’ad di Vicenza (Francesco Iorio, ndr) in assemblea: la quotazione».

Intanto tiene banco ancora l’audizione del governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco, l’altro ieri, seguente alla pesante testimonia­nza dell’ex Ad di Veneto Banca venerdì scorso, Vincenzo Consoli, che aveva accusato Via Nazionale di pressioni per spingerla a fondersi con Bpvi. Mai indicato a Veneto Banca che la banca fosse Bpvi, ha sostenuto Visco, che ha anche smentito la telefonata con l’ex presidente di Bpvi, Gianni Zonin. E il capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo, ha sostenuto che furono i vertici di Veneto Banca a indicare, il 6 novembre, la volontà di trattare con Bpvi. Resta che tale linea è in contrasto con quanto messo per tempo a verbale dall’ex presidente di Veneto Banca, Flavio Trinca, nel cda dell’8 gennaio 2014, sugli incontri avuti da lui il 18 dicembre 2013 e il giorno dopo da Consoli in Banca d’Italia con Babagallo e il direttore centrale vigilanza, Stefano De Polis. «Nell’occasione - si legge veniva sollecitat­o anche un rapido contatto con Bpvi per esaminare un’operazione di integrazio­ne con detto gruppo creditizio, precisando che al riguardo il cavalier Zonin stava già attendendo una telefonata».

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Protesta Sindacati e risparmiat­ori in corteo

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