Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Da Quattroville a «Tre». E il sindaco cade
La campagna per il «No» di Mizzon ha inviperito il Pd che l’ha sfiduciata
Il cortocircuito del Pd padovano, a distanza di due mesi e mezzo dalle elezioni politiche di marzo, va in scena a Megliadino San Vitale, paesino della Bassa di 1.937 anime al confine con la provincia di Verona. Ieri mattina, tre giorni dopo il referendum di domenica scorsa che avrebbe dovuto sancire (il condizionale, a questo punto, è più che mai d’obbligo) la nascita del nuovo Comune di Quattroville tramite la fusione di Saletto, Santa Margherita d’Adige, Megliadino San Fidenzio e appunto Megliadino San Vitale, il sindaco indipendente Silvia Mizzon, 41enne avvocato, in carica da maggio 2014 a capo di una lista civica sostenuta anche dai democratici, è stata sfiduciata da 7 degli 11 consiglieri, 3 dell’opposizione e 4 della maggioranza, tutti iscritti al Pd.
La goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di lotte intestine, comportando la caduta dell’amministrazione e il commissariamento del Municipio, è stato proprio l’esito del referendum di tre giorni fa. Infatti, mentre a livello generale i Sì hanno trionfato con il 71% (malgrado il 60% degli aventi diritto al voto non si sia presentato alle urne), a Megliadino San Vitale hanno vinto i No con il 65,1%. Un risultato che, prima di essere destituita, ha portato il sindaco Mizzon a scrivere una lettera alla Regione, deputata a istituire o meno il nuovo Comune di Quattroville, invitandola a tenere in considerazione la contrarietà dei suoi concittadini. Ma, prim’ancora che Palazzo Balbi rispondesse alla missiva, è arrivata la sfiducia: «Il Pd, con la regia della deputata Giulia Narduolo (originaria della zona, ndr), ha compiuto un atto antidemocratico e vigliacco – accusa Mizzon – arrecando un grave danno agli abitanti di Megliadino San Vitale, che adesso magari dovranno subire obtorto collo una fusione che non vogliono». Immediata la replica dell’onorevole: «L’ex sindaco mi sembra un po’ in confusione – osserva Narduolo – Se non altro perché, tre anni e mezzo fa, è stata eletta con un programma che prevedeva la fusione. Quella stessa fusione che lei, nelle settimane che hanno preceduto il referendum, ha pesantemente osteggiato, andando a dire casa per casa di votare No».