Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Traffico d’armi dell’esercito, l’ex capo dei vigili di Este e il figlio rischiano il processo

- Roberta Polese

Si chiude il perimetro delle accuse mosse dalla procura di Cagliari a una banda che dal 2011 fino all’inizio di quest’anno avrebbe rubato armi all’esercito per rivenderle e metterle a disposizio­ne della criminalit­à organizzat­a. La Direzione distrettua­le antimafia del capoluogo sardo ha chiuso le indagini e si avvia a chiedere il rinvio a giudizio per cinquanta persone, molte delle quali per altro già in carcere. Tra i coinvolti nella vicenda, come era già emerso, ci sono l’ex capo dei vigili del fuoco di Este, Renato Bazzan e il figlio Willy, di Monselice, accusati di far parte dell’associazio­ne per delinquere finalizzat­a, appunto, al traffico di armi.

Ma tra i nomi degli indagati che potrebbero finire a processo spuntano anche un finanziere e un carabinier­e, entrambi in servizio a Padova, imputati per ricettazio­ne e atti contrari al dovere d’ufficio. Si tratta di Massimo Solito, carabinier­e in servizio in via Rismondo, e Raffaele Paladini, sardo ma residente a Padova, appuntato della Guardia di Finanza. Per conto della banda di cui facevano parte i Bazzan avrebbero ricevuto e custodito pezzi di armamenti rendendosi complici nel lucroso traffico.Secondo la ricostruzi­one fatta nell’ordinanza che portò all’arresto dei Bazzan lo scorso anno, le armi venivano utilizzate, oltre che per rivenderle, anche quale corrispett­ivo per il pagamento di partite di droga acquistate dalla ’ndrangheta ed inviate per lo smercio in Sardegna.

Il sistema criminale, da quanto è emerso dall’operazione della Dda di Cagliari, era incentrato sulle procedure di rottamazio­ne delle armi del centro rifornimen­ti e manutenzio­ne dell’Esercito, di stanza a Padova, alla caserma Bussolin, che si trova a pochi passi dal carcere Due Palazzi. Un’operazione che ha portato a 34 misure cautelari tra la Sardegna, la Toscana, l’Emilia Romagna, il Veneto e la Lombardia. La banda, secondo gli inquirenti, progettava tra l’altro di rubare la salma di Enzo Ferrari dal cimitero di Modena, a scopo di estorsione: avrebbero poi chiesto un riscatto alla famiglia. L’accusa, a vario titolo, per le singole imputazion­i è di associazio­ne a delinquere finalizzat­a al traffico di stupefacen­ti e armi.

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