Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Traffico d’armi dell’esercito, l’ex capo dei vigili di Este e il figlio rischiano il processo
Si chiude il perimetro delle accuse mosse dalla procura di Cagliari a una banda che dal 2011 fino all’inizio di quest’anno avrebbe rubato armi all’esercito per rivenderle e metterle a disposizione della criminalità organizzata. La Direzione distrettuale antimafia del capoluogo sardo ha chiuso le indagini e si avvia a chiedere il rinvio a giudizio per cinquanta persone, molte delle quali per altro già in carcere. Tra i coinvolti nella vicenda, come era già emerso, ci sono l’ex capo dei vigili del fuoco di Este, Renato Bazzan e il figlio Willy, di Monselice, accusati di far parte dell’associazione per delinquere finalizzata, appunto, al traffico di armi.
Ma tra i nomi degli indagati che potrebbero finire a processo spuntano anche un finanziere e un carabiniere, entrambi in servizio a Padova, imputati per ricettazione e atti contrari al dovere d’ufficio. Si tratta di Massimo Solito, carabiniere in servizio in via Rismondo, e Raffaele Paladini, sardo ma residente a Padova, appuntato della Guardia di Finanza. Per conto della banda di cui facevano parte i Bazzan avrebbero ricevuto e custodito pezzi di armamenti rendendosi complici nel lucroso traffico.Secondo la ricostruzione fatta nell’ordinanza che portò all’arresto dei Bazzan lo scorso anno, le armi venivano utilizzate, oltre che per rivenderle, anche quale corrispettivo per il pagamento di partite di droga acquistate dalla ’ndrangheta ed inviate per lo smercio in Sardegna.
Il sistema criminale, da quanto è emerso dall’operazione della Dda di Cagliari, era incentrato sulle procedure di rottamazione delle armi del centro rifornimenti e manutenzione dell’Esercito, di stanza a Padova, alla caserma Bussolin, che si trova a pochi passi dal carcere Due Palazzi. Un’operazione che ha portato a 34 misure cautelari tra la Sardegna, la Toscana, l’Emilia Romagna, il Veneto e la Lombardia. La banda, secondo gli inquirenti, progettava tra l’altro di rubare la salma di Enzo Ferrari dal cimitero di Modena, a scopo di estorsione: avrebbero poi chiesto un riscatto alla famiglia. L’accusa, a vario titolo, per le singole imputazioni è di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e armi.