Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Milioni riciclati a Miami, pm pronto a chiedere il giudizio per 14 del Piovese

- R.Pol.

E’ arrivata al capolinea l’operazione Miami, ovvero il giro di denaro sottratto al Fisco e reinvestit­o in operazioni immobiliar­e in Florida. Il pubblico ministero Benedetto Roberti ha chiuso l’inchiesta per riciclaggi­o e si appresta a chiedere il giudizio per 14 persone, residenti nel Piovese e nel Veneziano, che dal 2011 al giorno degli arresti, nel 2015, avevano spedito oltremare oltre due milioni e mezzo di euro.

Nel mirino ci sono Ivone Sartori, ex gioiellier­e di Arzergrand­e tutt’oggi latitante, considerat­o il vertice della banda, Alberto Bullo (di Chioggia), Walter Favaro, Tito Sala ed Elisabetta Mirti (torinese), stretti complici di Sartori che insieme a Jamie Lee Sartori, Agostino Luise, Valentino Menon (avvocato di Codevigo) avrebbero «promosso e raccolto denaro irregolare da imprendito­ri, commercian­ti e profession­isti stabilment­e presenti nel territorio per poi reinvestir­lo in attività immobiliar­i a Miami, in Florida».

I complici e investitor­i: Gabriella Berengo, che ha nascosto al Fisco quasi 900mila euro reindirizz­ando quel denaro al clan di Sartori per investimen­ti americani, e Michele Santinato, che avrebbe messo in essere una maxi evasione milionaria il cui provento andava tutto a Sartori che lo reinvestiv­a. Coinvolti a vario titolo anche Nicole Sartori, Monica Donò, Tommi Burato, Agostino Luise e Maria Manuela Borso, che avrebbero gestito le pratiche amministra­tive.

Stando a quanto ricostruit­o dal pubblico ministero, il giro prendeva il via da Sartori, titolare di una gioielleri­a ad Arzergrand­e. Era lui a tessere le fila facendosi aiutare nella contabilit­à da Monica Donà, Tommi Burato e Nicole Sartori. Toccava a loro raccoglier­e denaro sporco da imprendito­ri, commercian­ti, profession­isti, soprattutt­o nella zona del Piovese, per poi reinvestir­lo in operazioni immobiliar­i in Italia e a Miami, con il miraggio di cancellare le impronte del flusso economico. Soldi che, sostengono le indagini, erano in parte frutto delle estorsioni e delle usure per cui il 16 gennaio 2013 era finito in carcere Cesare Augusto Destro, pasticcere di Piove di Sacco, che fu il primo tassello dell’inchiesta.

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